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Riforma del catasto: 4,5 milioni di immobili in Italia non hanno un proprietario

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Federcontribuenti: se andasse in porto questa riforma del catasto il mercato immobiliare nelle grandi di città crollerebbe

Comunicato stampa

4,5 milioni di immobili sconosciuti al fisco. Il MEF individua 57 milioni le unità immobiliari appartenenti a persone fisiche in Italia; le abitazioni principali sono circa 19,5 milioni e 13,3 milioni sono le relative pertinenze.

Le case in affitto sono 6 milioni e 1,2 milioni sono immobili concessi in uso gratuito a familiari o ad altri comproprietari. 6,3 milioni di seconde case e il 55% di queste non figurano in nessuna dichiarazione dei redditi. Federcontribuenti: ”se andasse in porto questa riforma del catasto il mercato immobiliare nelle grandi di città crollerebbe.

A Milano si è calcolato che l’Imu aumenterebbe del 174,2% vale a dire che il milanese medio che paga 2mila euro di Imu ogni anno dovrebbe sborsare 3.484 con la riforma del catasto. Così in tutte le grandi città italiane. La riforma del catasto non deve essere lo scudo per nascondere l’incapacità del governo di scovare gli evasori fiscali”.

L’evasione dell’Imu è la tassa più evasa d’Italia. Secondo il MEF ben il 25,8% della tassa non viene versata per un ammanco di 4 miliardi e 869 milioni di euro.

Sempre il MEF specifica che vi sono anche gli strascichi della crisi finanziaria del 2009-2013, che ha lasciato molti fabbricati e capannoni di persone fallite: ”questi capannoni andrebbero liberati dai debiti fiscali e messi nella condizione di tornare a produrre per creare occupazione e nuovo gettito per l’Erario”.

Il nodo cruciale resta l’evasione fiscale

Nel triennio 2015-2017 (ultimi dati aggiornati) il tax gap complessivo è stato di 107,2 miliardi di euro: 95,9 miliardi di mancate entrate tributarie e 11,3 miliardi di mancate entrate contributive.

”Questa non è evasione, relativa a soggetti sconosciuti al fisco in Italia o soggetti presta nome, questo tax gap indica invece la difficoltà di molte PMI non solo di restare aperte ma anche di pagare le tasse sul lavoro, – conclude il presidente Paccagnella, – noi questa magica ripresa dell’economia non la vediamo. Vediamo invece tanti miliardi pubblici buttati al vento nutrendo milioni di parassiti; vediamo un incremento del lavoro sommerso; vediamo i contribuenti onesti sempre più in difficoltà nel pagare le tasse a causa di tutti gli aumenti che ci stanno cadendo addosso. In sintesi vediamo che il furbo non viene minimamente minacciato dalle mille fantascentifiche manovre del governo che invece stanno mietendo vittime tra gli onesti. Questo significa che quel gap, il calcolo tra le tasse che devono entrare e quelle effettivamente entrate, aumenterà perché aumenteranno i contibuenti caduti in disgrazia. Sarebbe giusto inventarsi un green pass anche per i contribuenti onesti: quelli che sono in regola con le tasse; che danno occupazione con contratti a norma; che non usufruiscono di bonus o sussidi non dovuti. A loro si dovrebbe tagliare l’IVA di 4 punti percentuali e il carico fiscale complessivo di 10 punti percentuali. Questi sono incentivi per gli onesti e munizioni contro i disonesti”.

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