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Il ruolo dell’ospedale di Lamezia Terme nel panorama sanitario regionale

2 min di lettura

Una imperdonabile ingiustizia ha depauperato l’Ospedale di Lamezia Terme di funzioni fondamentali con la chiusura di 18 reparti e di un numero considerevole di ambulatori

COMUNICATO STAMPA

La logica che ha ispirato l’operazione è risultata fallimentare ed ingannevole oltre che irragionevole. Priva di senso. Se i burocrati e le menti operative fossero dotate di un benché minimo tasso di intelligenza avrebbero tentato di porvi rimedio: se una persona si rende conto che ha sbagliato cerca di correggere.
Se non lo fa le cose sono due o non è in grado di valutare l’errore ed è un fatto grave oppure riesce a capire il male fatto e non vuole o non può tornare indietro e questo diventa pesante come un macigno.
L’apparire del covid-19 ha messo in evidenza, posto ve ne fosse bisogno, tutte le inadeguatezze e tutte le fragilità della struttura ospedaliera di Lamezia Terme.
Se non avessero intaccato quella che era una realtà funzionante ricca di reparti e di operatività non registreremmo tutti fatti penosi di cui siamo costretti ad interessarci quotidianamente.
 Non stiamo chiedendo la luna ma la restituzione di quanto c’è stato tolto.
I reparti chiusi ed in maniera particolare malattie infettive, microbiologia, virologia e tin devono essere immediatamente riaperti.
La regione su disposizione del governo avrebbe dovuto raddoppiare i posti letto di pneumologia e malattie infettive ed aumentare del 50% i posti letti di rianimazione.
Niente di tutto questo è stato fatto. Nessuna giustificazione può essere addotta nel decidere di non muovere un dito. Davvero miserevole questo andazzo. La pandemia ha messo in risalto quanto sia importante il buon funzionamento della sanità pubblica e per quanto ci riguarda quella lametina in particolare.
Gli ultimi dieci anni sono stati impiegati a smontarla e a renderla insicura per i pazienti e per gli stessi operatori sanitari. A quale scopo davvero non si capisce oppure forse si comprende molto bene.
Il disfacimento della sanità pubblica rende difficile la vita dei malati. La mancanza di strutture di strumentazioni di ambulatori e reparti è causa di morte e di dolore.
Nel migliore dei casi riuscire a prenotarsi una visita significa percorrere un calvario: non si sa né dove né quando e se essa può avvenire spesso non si riesce nemmeno a prenotare.
Il diritto alla cura e alla salute viene sacrificato sull’altare delle inefficienze della totale incapacità amministrativa e sanitaria oltre che politica.
I più poveri e quanti vivono in difficoltà sono costretti a rinunciare ai loro sacrosanti diritti: la povertà è sempre più accompagnata da laceranti ingiustizie.
Per quanto ci riguarda continueremo ad alzare la voce contro i diritti negati e saremo sempre vigili ed attenti affinché a nessuno sia negata la possibilità di essere curato.
D’altronde tutto questo necessità per fronteggiare oltre il covid-19 le eventuali altre forme di pandemia che la scienza prevede possano ripresentarsi periodicamente e con una certa frequenza.
Italia Nostra 
Giuseppe Gigliotti 
Sanità bene pubblico
Rosa Bongiovanni
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