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Sambiase: la chiesetta dell’Immacolata

3 min di lettura

Secoli fa la congregazione ivi fondata si scontrava spesso con quella dell’Annunziata; da trent’anni, però, sono unificate in un’unica congregazione che opera con le medesime finalità.

L’unico documento che attesta l’esistenza della Chiesa dell’Immacolata prima del 1762 è una supplica inviata dai componenti della Congregazione dell’Immacolata a re Ferdinando IV di Borbone, un documento di venti pagine in pergamena rinvenuto nella sacrestia dell’edificio che mirava ad ottenere il Reale Assenso col Privileggio in forma Regalis Camerae. Il motivo di tale richiesta stava nel fatto che a causa di un incendio provocato da un fulmine che colpì l’edificio, tutte le regole riferite alla Congregazione dell’Immacolata andarono completamente perdute.

Prospetto principale Chiesa Immacolata – Sambiase

Probabilmente l’edificio risale alla fine del 1500 inizi del 1600, come si denota dall’impronta tardo barocca dell’impostazione architettonica.

La pianta è a croce latina con sviluppo longitudinale, la cui crociera è sormontata da una cupola ottagonale adorna di quattro lunette che raffigurano i tetramorfi (i quattro simboli che rimandano agli evangelisti), mentre il transetto è poco accennato quasi da far sembrare l’impianto basilicale.

Chiesa dell’Immacolata, interno – Sambiase

L’ingresso dell’unica navata è sormontato da una cantoria lignea che custodisce i resti riccamente decorati di un organo a canne; il soffitto è composto da una copertura anch’essa lignea che incastona una serie di dipinti prodotti dalle sapienti mani del pittore nicastrese Francesco Colelli.

L’interno appare decorato in stile neoclassico e gli affreschi delle pareti laterali denotano delle ridipinture postume, riportate come restauri, che hanno offuscato gli originali colori delle opere. Due altarini laterali, che occupano i bracci della pianta, in finto marmo policromo dedicati a San Pasquale e Sant’Anna anticipano l’altare marmoreo, eco di una fattura napoletana, come l’importante statua lignea dell’Immacolata posta sull’altare, opera di un maestro partenopeo.

Affresco laterale, Chiesa dell’Immacolata

Il pavimento non è più quello originale, ma è il risultato di un restauro recente che ha sostituito le precedenti piastrelle anch’esse non originali.

L’esterno appare estremamente sobrio. La facciata presenta un solo livello che si sviluppa in verticale che culmina in un timpano sorretto da un alto fregio intramezzato da paraste scanalate. L’ingresso principale occupa la parte centrale del prospetto ed è composto da un portale lapideo riccamente decorato, opera dei maestri scalpellini di Rogliano, particolarmente attivi nel Settecento calabrese e precursori degli intagliatori e intarsiatori lignei che andranno ad abbellire i cori lignei, e non solo, degli edifici religiosi di analogo periodo.

Il portale è sormontato da un ampia finestra a nicchia che custodisce la statua a cui la chiesetta è dedicata e su di essa, secondo la visione verticistica del periodo, capeggiano i simboli dell’Immacolata: la corona, la rosa e la piuma.

Antonio Zaffina, nel suo libro Il santuario di Maria SS. di Porto Salvo, ricorda che non di rado si assisteva a dei veri e propri scontri tra gli affiliati alla Congregazione dell’Immacolata e quelli della Congregazione dell’Annunziata, anche in riferimento a decisioni futili, come la precedenza da avere durante le processioni. In realtà, molto probabilmente, le liti si basavano su estrazioni sociali differenti: i nobili appartenevano alla Congregazione dell’Annunziata, mentre i popolani facevano parte della Congregazione dell’Immacolata.

Ad oggi, la Chiesa dell’Immacolata, quella dell’Annunziata e quella della Madonna di Porto Salvo sono gestite dalla stessa Congregazione. Un tempo, proprio la seconda domenica di settembre, i componenti davano vita ad un’antica tradizione ormai andata in disuso: la fiera del bestiame. Una tre giorni che fin dal Settecento vedeva pastori e contadini locali e del comprensorio trattare per la vendita degli animali e dei prodotti agricoli nostrani.

Felicia Villella

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