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Sanità. Bufera Sant’Anna, Viscomi: “È la punta dell’iceberg del sistema sanitario regionale”

2 min di lettura

Si è da poco conclusa la conferenza streaming sull’emergenza del Sant’Anna Hospital di Catanzaro con la partecipazione della deputazione calabrese e della stampa

Indetta per colmare il silenzio istituzionale a poche ore dalla sospensione delle attività assistenziali della struttura del capoluogo, la diretta ha ripercorso in maniera puntuale la vicenda giudiziaria ormai di dominio pubblico abbattutasi sul reparto Utic.

E mentre la giustizia si accinge a fare il suo corso, i professionisti ivi impiegati lanciano un grido d’allarme: “Chi ha sbagliato deve pagare e chi ha lavorato duramente deve poter continuare a lavorare, ma c’è anche un altro aspetto da  considerare – denuncia il dott. Daniele  Maselli –  più dell’80% dei nostri pazienti ha un modello 730 ai limiti della sussistenza e dell’indigenza. Non avrebbe alternative per curarsi”.

E ancora: “Il Sant’Anna non è insostituibile, basterebbe potenziare gli altri centri esistenti. Ma questo non avverrebbe in breve tempo, con conseguenze che tutti possiamo immaginare. La politica trovi soluzioni rapide”.

Il presidio cardiochirurgico calabrese è un polo d’eccellenza e  negli anni ha saputo favorire l’immigrazione verso il sud, in una regione che, ad oggi, paga più di 300 milioni di mobilità sanitaria.

La struttura e le professionalità messe ora in discussione privano gli utenti della possibilità di usufruire di un servizio essenziale disponibile 24h su 24.

“È importante che si faccia rete oggi, al di là delle appartenenze, per far sì che la struttura resti attiva” – afferma Wanda Ferro col consenso di tutti i partecipanti che chiedono in particolare la possibilità di prendere parte ai tavoli tecnici.

“Il Dipartimento Salute calabrese si è impoverito, è sguarnito di professionalità” – ha aggiunto l’onorevole Occhiuto. “In Calabria neppure le strutture pubbliche sono accreditate. Urgono soluzioni immediate. Ben vengano i tavoli tecnici ma alla presenza del ministro Speranza, perchè sia il governo nazionale, con una rappresentanza del management del Sant’Anna, a trovare le risposte. Chiediamo con forza al ministro della Salute un’assunzione di responsabilità, altrimenti si rischia di imboccare strade impervie e senza via d’uscita”.

“Cosa è successo negli ultimi cinque anni? Il Sant’Anna è solo la punta dell’iceberg del sistema sanitario regionale. Non si tratta solo di una questione catanzarese. Il ministro Speranza è già stato messo al corrente” ha risposto Antonio Viscomi.

Non c’è più tempo, concordano tutti, ciascuno a seconda del proprio ruolo si assuma le responsabilità senza privare pazienti, professionisti e la Calabria tutta di ulteriori servizi e possibilità.

(Anche) il 2021 sembra voler scrivere un altro complesso capitolo della sanità regionale.

Maria Francesca Gentile

 

 

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