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A Scolacium Pat Metheny cambia pelle!

3 min di lettura

Pat Metheny cambia l’ordine degli addendi e a Scolacium il risultato cambia parecchio!

Questa volta, avendo tanta musica che non aveva mai suonato, ha deciso di adottare la formula inversa rispetto al classico schema che prevede l’intrapresa dei concerti dopo l’uscita del nuovo disco; nel tour 2018 Patrick Bruce, al secolo Pat, ha deciso di dare precedenza al live e all’improvvisazione, attraverso l’esecuzione di tanti suoi brani inediti e della rivisitazione dei suoi standards, per poi, semmai, incidere alla fine del tour.

Per far ciò aveva bisogno di un gruppo che stesse a proprio agio nella sua musica, quasi come in pigiama.

Per intenderci, il quartetto di Thelonius Monk ha vantato prestigiose e innumerevoli collaborazioni ai sassofoni – fra tutte Coltrane – ma il più longevo e adatto alla sua musica è stato Charlie Rose.

Questo perché ci sono differenti contesti musicali e ciascuno non è mai uguale all’altro.

Pat Metheny, come Monk, è il leader del gruppo e, la musica che compone, ruota principalmente attorno al suo strumento; questa è la cosa che chi collabora con un compositore benevolmente eccentrico del suo calibro, deve intendere.

La band di questo tour che ha incantato Scolacium ieri sera, l’ha formata ripartendo dal veterano messicano, pluridecorato componente del PMG fin dal 2002, Antonio Sanchez; in gergo calcistico si dice comunemente che: “le squadre partono dal portiere!”

Un ruolo quest’ultimo che deve dare sicurezza all’organico!

Ed è proprio quanto dichiarato da Metheny in diverse interviste che gli chiedevano perché Antonio Sanchez? “Perché mi da sicurezza!”

Fatto ciò, Pat, per completare l’ensamble, intercetta due giovanissimi talenti della primissima scena musicale del pianeta: la contrabbassista malesiana Linda Oh (1984) e il pianista britannico Gwilym Simcock (1981), membro della band del genere Fufion degli Eathworks.

Oltre al talento dei predetti, che ha finanche ispirato Metheny a scrivere proprio per questo “insieme”, la caratteristica che più li accomuna è la disponibilità artistica; la deposizione del proprio ego – nell’accezione negativa del termine – è la discriminante che più d’ogni altra, oggi, determina Metheny nella scelta dei suoi compagni di viaggio.

Ore 22,30, il concerto ha inizio nella magica atmosfera di Scolacium, ormai sempre più capitale di quel processo d’internazionalizzazione artistica della Calabria che passa anche per la valorizzazione dei siti archeologici e della nostra cultura in generale, concetto tanto caro a Chiara Giordano – direttore artistico del Festival Armonie d’Arte.

I brani eseguiti sono stati, tra gli altri, In to the Dream, So May It Secretly Begin; Bright Size Life, Third Wind, Always and Forever, The Red One.

Eccellente per tutto il tempo il dialogo con la stellare sezione ritmica: scontato quello con Antonio Sanchez, meno quello con Gwilym Simcock – su cui Metheny s’è spinto a dire che rappresenta il meglio che c’è in circolazione – e con Linda Oh: dolcissima, lirica e poetica, ma aggressivamente ritmica quando occorre.

Un bellissimo concerto che ha entusiasmato il numerosissimo pubblico accorso e che ha aperto immediatamente la strada dell’immaginazione a quello di John Scofield di mercoledì prossimo.

Tommaso Colloca

Foto: Angelo Maggio

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