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Susumelle o Susumelli

2 min di lettura
Susumelle

Al maschile ed al femminile: il dolce accontenta il palato dei generi

Ricca è la striscia dei sinonimi: dal più generico sursumìdu al presilano sùssumu, passando da sùrsumu, susumìdu e susumùddu.

Sull’etimologia il mare magnum dell’ambiguità e dell’incertezza. C’è chi pensa alla contrazione univerbale di «sesasum» (sesamo) e «mel» (miele), che sono entrambi termini di derivazione latina, a ricordo delle pagnotte dolciarie in onore di Demetra e Kore. Ma il sesamo non c’è, nel nostro dolcetto, però!

Qualcun altro, addirittura, evidenziando la natura povera di questa prelibatezza, pensa ad una derivazione piuttosto ardita: niente poco di meno che dal greco σύς σύν μìδας (pron. “siùs siùn mìdas”, ossia “maiale punto da insetti”) per l’abitudine di non poche nobildonne che, nelle strette vicinanze delle festività natalizie, dimostravano una carità ingenerosa, donando ai meno abbienti, come capita ai ricchi, il superfluo.

In questo caso, sarebbe uno scarto alimentare (seppur commestibile) al cui confronto le carni suine infestate, cioè andate a male, come paragone etimologico, ci sembrano alquanto iperboliche.

Per quanto mi riguarda penso alla fusione di due parole greche: Ζύμη (pron. ziùme, impasto) μῆλον (pron. mèlon, frutto). Dalla geminazione della prima sillaba di parola e per sincope di un’altra intermedia si arriverebbe alle nostre susumelle: ΖύΖύ(μη)μῆλον, praticamente così! Tuttavia, non nascondo che mi convince di più la discendenza in lingua ciceroniana: da sursum (che diventa “suso”, in Dante, “sopra”) e malum (“frutto”) o mel (“miele”) ad evocare la procedura della ricetta, della serie: ci metti sopra frutta e miele…

Bontà di Natale, prima che arrivasse il panettone o il pandoro.

Francesco Polopoli

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