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Tirocinanti calabresi: ignorati da tutti dopo innumerevoli anni di precariato

2 min di lettura
Tirocinanti Miur-Mibact

Il dramma reale e soprattutto attuale dei 7.000 tirocinanti calabresi: la mancanza di iniziative appropriate atte a garantire una più che giusta dignità al lavoro dopo innumerevoli anni di precariato e quell’essere ignorati da politica, istituzioni e dalle maggiori sigle sindacali (tranne USB)

Comunicato Stampa

Non ci sono parole per descrivere il calvario che quotidianamente ha come protagonisti i circa 7.000 tirocinanti calabresi che operano presso Enti Pubblici e Privati e presso Ministeri (Miur, Mibact, Giustizia).

Si tratta di persone che sopperiscono alla cronica carenza di personale nei settori in cui si trovano ad operare, ma al contempo non hanno quelle garanzie che spettano a ciascun lavoratore ma sono schiavi di quel sistema chiamato “lavoro nero legalizzato”.

Da parte dell’attuale giunta regionale di Centro-Destra calabrese, ha espresso soltanto il non interesse per questa vertenza, dimenticando che i circa 7.000 tirocinanti calabresi sono figli di questa terra e che come tali meritano risposte concrete in termini di garanzie di lavoro, dopo essere stati “per anni” ingannati con vane promesse da parte di sedicenti esponenti politici interessati a consolidare il proprio bacino di voti, pratica scorretta e pertanto da denunciare.

Qual è il motivo per cui manca una legge regionale varata da parte della Giunta regionale calabrese a tutela di queste persone? Che fine hanno fatto le promesse di storicizzazione per questa categoria di veri e propri precari? Perché il Governo Centrale PD-M5S (ci sono state anche alcune interpellanze sulla questione n. b.) continua a preferire la via del silenzio-assenso (in termini legislativi ma soprattutto in termini di legge di bilancio n. b.) senza dare risposte a questa innumerevole fetta della popolazione calabrese in termini di garanzie di lavoro concrete dopo anni di precariato, mentre ha potuto dare risposte concrete ad altre categorie di lavoratori?

Per quale motivo in Calabria c’è la prassi dell’assunzione per chiamata diretta da parte dei politici locali mentre dei 7.000 tirocinanti calabresi interessa solo quale “sostanzioso” bacino di voti?.

Tutto ciò vi sembra poco per frenare gli animi “anche più pazienti e benevoli” in termini della più assoluta ilarità e sconcerto?

Quel che è più che certo e che si continua a negare il diritto al lavoro ai circa 7.000 tirocinanti tra cui giovani e meno giovani, madri e padri di famiglia, con numerosi ulta 50enni e con molte famiglie monoreddito, con il benestare di chi gode a questo dolore incessante di vite sofferenti marchiate dal segno beffardo della precarietà.

Seguiranno aggiornamenti

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