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“Questa piazza è il luogo della mia e della nostra vita, non è solo il luogo di Trame. Mi sento di ricordare tutto qui”.

Sono trascorsi sei anni dall’ultimo discorso pubblico tenuto in città dell’ex sindaco di Lamezia Terme, il professore Gianni Speranza: era il maggio del 2015 quando si apprestava a salutare la cittadinanza e quel macigno di responsabilità socio-politica che pesava sul cuore cominciava ad attenuarsi.

Speranza, Migneco e Gemelli

L’emozione di ieri sera è stata tanta: in occasione della presentazione del libro Una storia fuori dal Comune di Gianni Speranza (Ed. Rubbettino); a moderare il dibattito le giornaliste Emanuela Gemelli (TgR Calabria) e Giulia Migneco (Avviso Pubblico).

La memoria rimanda all’anno della prima candidatura; è innegabile che quello che ne è seguito sia stata una primavera della città, una epifania che ancora non si è ripresentata e che fino a quel momento non si era mai vista. Si è trattato di un sindaco circondato da giovani, il cui pensiero fisso è sempre stato quello di bloccare il rituale di abbandono delle nostre terre da parte degli stessi giovani. Lo ricorda bene Giannetto, il sindaco del popolo, equiparando questa piaga sociale a quella di impronta culturale dettata dalla mafia.

Gianni Speranza

La conversazione durante gli interventi accende gli animi, momenti a rimandi commoventi si alternano a toni accesi là dove si toccano tematiche particolarmente care: “Un sindaco non è un’isola. La tragedia dell’emigrazione dei giovani meridionali verso il Nord del nostro Paese o l’Europa è un fatto reale che non interessa solo la Calabria. Forse qui è più accentuata, ma non sentiamoci disadattati. L’eccezione alla perfetta politica giovanile dell’Italia del Nord accade anche lì”.

Il professore ci tiene, però, a sottolineare che il libro non è un volume autocelebrativo, tutt’altro: con l’umiltà e la razionalità che lo contraddistingue, lui sa benissimo di aver sì fatto molto per la città ma, al contempo come per tutte le amministrazioni, molto altro si sarebbe potuto fare e con il senno di poi sicuramente cambiare. Speranza è anche cosciente del fatto che i suoi anni di amministrazione siano stati dignitosi, sia per lui che per la città.

Nel libro si parla di Lamezia come di un pezzo del Sud Italia di oggi, di un passato che non deve essere considerato una vicenda locale, ma uno spaccato della politica italiana contemporanea. Il fatto che venga letto, apprezzato e contestualizzato in altri territori è importante per Lamezia stessa, perché possa essere il faro rappresentativo di scenari politici quotidiani che giornalmente si presentano nelle amministrazioni.

Un momento dell’incontro

Si tratta di un libro scritto in maniera ponderata, pensata, non di getto. Uno scritto destinato sia a chi ha condiviso l’operato di Speranza, ma anche a chi lo ha contestato; non vuole e non può essere un attacco nei confronti di nessuno. Né tantomeno si tratta di un volume di iniziazione in vista delle prossime elezioni regionali, alle quali l’ex sindaco, ci tiene a dirlo, non ha intenzione di candidarsi.

Il dibattito continua con un andirivieni altalenante di emozioni, paragonate alle sensazioni che si provano andando sulle montagne russe: un’alternanza di momenti di insoddisfazione e timori, hanno spesso ceduto il posto alla generosità e alla dolcezza di eventi che il professore porterà sempre nel cuore: “Dieci anni di amministrazione sono stati moltissimi, mentre li vivi sembrano non trascorrere mai. Quando ci ripensi, invece, sembrano volati in attimo, quasi non ci credi!“.

Per chiudere con le parole di Riccardo Iacona (giornalista RAI) che sale sul palco per abbracciare Gianni Speranza e complimentarsi con lui, “quello che traspare dalla lettura del libro è la dimensione umana che ha segnato quegli anni di amministrazione: Lamezia è stata, è speriamo che sarà di nuovo, il luogo della democrazia come incontro e non come scontro”.

(Foto Danilo Gigliotti)

Felicia Villella

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