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Camminare al fianco di Tramonte e Cristiano: il valore della memoria

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Sono passati 26 anni da quel 24 maggio 1991 e non ci si può non chiedere perché è trascorso tanto tempo senza sapere, senza conoscere i nomi di coloro che uccisero, e soprattutto di coloro che ordinarono l’omicidio di due persone perbene.

Tramonte e CristianoDietro i nomi di Pasquale e Francesco ci sono i familiari che attraverso la loro testimonianza, i loro valori, i volti, i sorrisi, l’esserci, nonostante il dolore per la morte violenta dei loro cari per mano mafiosa, continuano a fare della memoria una lezione di civile umanità per tutti.
Con loro andiamo nelle scuole, parliamo ai giovani affinché sappiano, conoscano, affinché l’oblio dei fatti, gli avvenimenti sbiaditi dal tempo non determinino una non conoscenza o peggio l’indifferenza.
Ogni anno il Premio Tramonte e Cristiano – istituito 3 anni fa per omaggiare la loro memoria e che vede protagonisti tanti studenti delle scuole, seleziona le tesi di laurea sul tema della legalità e della responsabilità – costituisce un momento di riflessione per la nostra comunità.
I preziosi contributi delle scuole pongono le fondamenta per costruire un cammino in cui si investe insieme, secondo una logica di solidarietà e partecipazione civica, per un futuro migliore.
Ogni anno un anniversario, una commemorazione. Ed ogni volta, per chi ne ha vissuto le conseguenze, è un raffiorare di ricordi che uccidono ancora.
Eravamo insieme ai familiari a Lamezia il 24 maggio scorso: la mattina in occasione della deposizione della corona di alloro ad opera dell’amministrazione comunale e la sera nell’ambito di “Note di memoria”, perché ricordare è fondamentale e farlo tutti insieme, è diverso, perché è la condivisione che dà il segno di una collettività che reagisce.
Certo, nell’attuale clima di incertezza e precarietà che sta vivendo il territorio lamentino sarebbe stato auspicabile l’assenza di passerelle politiche e di volti di persone in prima fila la cui presenza ha generato non poco imbarazzo, valutare l’opportunità della propria esposizione pubblica avrebbe potuto essere non soltanto un utile esercizio di stile, ma avrebbe contribuito a trasmettere l’idea – fondamentale per chi ricopre ruoli pubblici – che l’interesse collettivo debba essere sempre anteposto a quello personale.
Ma è nel segno della forza morale dimostrata dalle famiglie di Francesco e Pasquale che ancora una volta vogliamo dire loro grazie, per la loro tenacia, per la loro straordinaria compostezza, esempio per tutti noi e insegnamento per i giovani della nostra terra

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