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Turino (Calabria Sociale): lettera pubblica per l’Italia

3 min di lettura
bandiera italia

In un mondo dove l’umanità si perde in infiniti rivoli di nulla, dove gli ideali e la morale si sono pesantemente cancellati e dove il qualunquismo e il camaleontismo sono moneta corrente per vivere nel vivere, senza guardare altro, in un complessivo metro di vuoto totale

Comunicato Stampa

In un epoca in cui la vera politica, quella del passato, ha abdicato per un modo di agire da bancarellaio rionale e non da esponente dell’elettorato, in un sociale dove la contestazione e la protesta, fine a se stessa, sono la coreografia di un pensiero esteso senza un programma, ma in una processione di strane evoluzioni dove si sente cantare “Bella Ciao” “l’Inno Nazionale” manca solo il Va Pensiero di Verdi (del resto quel Bella Ciao è stato cantato anche durante una messa, assieme agli inni sacri, senza che nessun prelato sia intervenuto per censurare il fatto), una confusione totale, dove non si conosce ne principio e ne fine, un attimo condito e intriso di termini fuori luogo quasi a voler ricomporre il vocabolario della lingua italiana, un marasma di idee e di pensieri tutti diversi.

Mi permetto quindi  una divagazione, chi pensa ad un fascismo risorgente, adegui la sua cultura, storicamente in tempi come quelli di oggi, il fascismo non esiste più e non può ritornare, come il comunismo.

Parliamo invece dell’evoluzione collettiva di qualche gruppo allargato al territorio: “le sardine” ma, in sintesi cosa vogliono?

Chi sono? Non certamente residui della contestazione sessantottina o frange del vecchio movimento studentesco.

Il folklore coreografico può somigliare, ma il contenuto non è eguale,noi che allora eravamo giovani scendevamo nelle piazze e davanti alle università con slogan come “fantasia al potere, via i partiti dalla scuola, istruzione aperta e non ghettizzata” quasi sempre dispersi e  caricati dalle forze dell’ordine, nessuno era la figura ombra che dirigeva l’azione, invece dietro questa marea in movimento, il cui programma è un atto unico, che si definisce lontana dalla politica e dai partiti, esiste secondo la mia intuizione, una mano colorata che tira i fili.

Noi siamo un paese democratico, è bene ricordarlo sempre e in ogni sussurro, con libertà di parola, opinione e culto, lasciando ampio spazio alle diverse etnie religiose, nessuno ci mette il bavaglio ne, tanto meno, ci fa il lavaggio del cervello.

Esiste un vecchio adagio “la mia libertà finisce dove comincia la tua, la tua finisce dove comincia la mia” E’  chiaro il concetto?

Da italiano non accetto nessuna forma di razzismo per un atto di umanità e di socialità, ma non mi va di assistere a strane scenografie che, alla fine della storia, non approdano  da nessuna parte, lasciando solo gente umiliata, sfruttata e costretta a mendicare davanti ai negozi, per i quali è primario trovare una soluzione affinché non sia il solito totale aggravio della miseria materiale, morale e sociale, di tutto e di tutti.

Personalmente contesto l’attuale formula politica (giallo-rossa o giallo verde è solo una anomalia messa in piedi per il potere al potere, capace di creare esclusivamente grandi frasi e fiumi di parole ma niente di più) che ha lasciato cancellare tutto ciò che poteva considerarsi il vanto italiano, con industrie e marchi ormai preda di consolidate estere arrivate da tutto il mondo senza un momento di riflessione dei partiti al governo, quindi la mia protesta per la quale ho scelto un simbolo che può rappresentare la rivalutazione dell’orgoglio nazionale: l’aquila, la maestosità immensa con cui vola su tutto e su tutti, pronta a vigilare sui confini dello spazio dove lancia il suo grido e il suo sbatter d’ali per innalzarsi oltre ogni barriera.

Non è un movimento e non scendo in piazza portando cartelloni e scritte, soprattutto, non mi nascondo dietro una piuma, non l’ho mai fatto, sono distante dal niente di oggi, il mio è stato il tempo della vera politica, degli scontri verbali e materiali, dei diversi principi, ma in un confronto di idee e di ideali che formavano una cultura pur troppo cancellata.

A conclusione “un’aquila per riprenderci la nostra italia e farla tornare grande.”

Gianfranco Turino

Calabria Sociale

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