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‘U ciarvìallu è ‘nu velu ‘i cipulla

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cipolla

«Il cervello è un velo di cipolla»: è una locuzione dialettale che esprime il confine labile tra lucidità e follia

L’organo cranico viene paragonato, pittoricamente, alla sfoglia di una cipolla, una parte delicata, sottile, instabile, che un po’ di vento può portare via, dirigere altrove.

Parimenti la mente umana può cambiare idea o, peggio ancora, può condurre l’uomo verso azioni bizzarre, strane o perfino pericolose: come non ricordare l’episodio ariostesco di Orlando nel punto in cui perde i lumi della ragione, vedendo scritto il nome dell’amata Angelica accanto a quello di Medoro!?

In quel caso la natura, nel locus amoenus di una radura, lo ha del tutto snaturato: a tutto tondo o tonto, in ottave! Ora, cambiando discorso, senza slegarci dal prodotto ortolano, da cui siamo partiti, occorre dire che questo alimento della nostra cucina è associato ad espressioni di tutt’altro genere.

«Fhinìscila ccù stu spìritu ‘i cipulla!» («Finiscila con questo spirito di cipolla!») che, sostanzialmente, è il rimprovero che si usa, talvolta, rivolgere a chi prova gusto a dire scemenze oppure fa delle battutacce a buon mercato.

Che dire!? Tutto ciò è pure mezza pazzia, perché qualcuno di costoro «giustu ‘i capu ‘un ha di èssari propriu ‘i nènti, sicuru!».

Prof. Francesco Polopoli

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