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«‘U gustu d’ ‘u ciucciu è alla gramigna!»

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«‘U gustu d’ ‘u ciucciu è alla gramigna!»

«Il gusto dell’asino è nel mangiare la gramigna!»: modo di dire con cui si vuole esortare chiunque a non meravigliarsi delle preferenze, per quanto strane, che alcuni possano avere, specie in fatto di alimentazione, in quanto i gusti sono diversi, come differenti sono gli uomini

L’adagio è un evidente retaggio classico: «de gustibus non est disputandum», talvolta reso anche con «de gustibus non disputandum est» oppure con «de gustibus et coloribus non est disputandum», o persino nella forma abbreviata «de gustibus non disputandum» intende sottolineare come non sia altro che tempo perso disquisire sul palato delle persone o degli animali, essendo assolutamente tensioni individuali riferibili alla sensibilità propria di ciascun essere.

L’attribuzione plutarchea dell’espressione latina succitata è priva di fondamento: certo è che questa espressione è divenuta così in uso da passare alla nostra letteratura, per cui rimando immediatamente al titolo di un dramma giocoso (1754) per musica composto da Carlo Goldoni, giusto per una rapidissima scorsa esemplificativa.

Sullo stesso tema i nostri parenti europei la pensano allo stesso modo: in inglese – every man to his taste. To each his own mentre in spagnolo – de gustos no hay nada escrito. Para gustos los colores.

Noi, al confronto, però, utilizziamo più metafore zoofile: forse per non dare all’occhio, e fingendo pure di avere i paraocchi.  Forse una strategia comunicativa, non so che altro aggiungere in merito: l’italiano, in fin dei conti, è o non è il più scaltro del mondo!? «Ciucciu ‘un è propriu», direi, la chiudo così!

Prof. Francesco Polopoli

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