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‘U Zillùsu: chi sarà mai costui!?

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permaloso

Innanzitutto partecipa il lessico della litigiositità: “zillusu” (Campania e Calabria) ha qualcosa in più rispetto a “litigatt” (Milano) o “liticanti” (Sicilia) e “begador” (Trentino Alto Adige)

La parola forse incuriosisce rispetto alle altre due, se non altro perché i radicali di lite e di bega fanno da loro facile retrotesto interpretativo.

Chi ha «zella», sostanzialmente, è una persona facile all’ira, un attaccabrighe, per intenderci, uno che è pronto a spaccare il cappello in quattro nella misurazione del torto che esplicita di aver subito: un permaloso, quindi, senza tirarle per le lunghe.

Sull’origine etimologica l’ipotesi più aderente al vero è quella di una derivazione dal greco antico ζῆλος (traslitterato zèlos), che tra le molteplici voci semantiche contempla anche quella che indica rivalità ed animosità.

Credo sia piuttosto inverosimile l’argomentazione di chi, ricorrendo al gr. ψιλός “psilòs”, calvo oppure a τίλλω “tillo”, “perdere il pelo”, metta in evidenza la nevrosi dello status di chi ne è affetto a metafora di questo particolarissimo tratto psicologico.

Nell’antichità, per chiudere, non essere zazzeruti era una condizione fisiologica e che, per il suo significato di senilità, mobilitava il rispetto e l’ascolto, tutto qui!

Prof. Francesco Polopoli

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