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Uscirai sano. La storia del manicomio di Girifalco in un docufilm

4 min di lettura

Dopo essere stato protagonista di un debutto straordinariamente felice, e dopo aver avuto la soddisfazione di essere stato ammesso alla selezione ufficiale dei David di Donatello, arriva a Lamezia Terme -presso il TIP Teatro di Dario Natale- il docufilm Sanus Egredieris-Uscirai Sano, per la regia di Barbara Rosanò e Valentina Pellegrino.

uscirai sanoQuello che stupisce e colpisce di Barbara, regista esordiente calabrese (nella specie, girifalcese, ma avremo modo di riparlarne) è la sua immediatezza e spontaneità, unite ad una timida refrattarietà a stare davanti la telecamere per rispondere alle nostre domande.
Stupisce perché a vedere il suo Uscirai Sano, opera prima, non sembrerebbe proprio che la sua mano sia acerba, la confidenza con la camera (e il suo utilizzo) sembra assoluta.
Barbara ha anche rilasciato delle bellissime dichiarazioni sulla Calabria, sul difficile rapporto amore/odio, sul bisogno di vivere la propria terra e allo stesso tempo i propri sogni: “…è soltanto nel mio ritorno da Roma, dove ho studiato, in Calabria, che ho potuto essere ciò per cui ero andata via.
In Calabria mi sono riappropriata del mio tempo e dei miei sogni. Ero andata via per realizzarli ma proprio lì mi sono arresa pensando e concentrandomi a sopravvivere: lavorare e guadagnare. Qui oggi faccio quello che mi piace, insieme ad alcuni amici ho dato vita ad una cooperativa sociale e a d un’associazione culturale che si occupa di cinema.
Io sono felice così, fra i miei progetti e il mare. Corrado Alvaro diceva: io non so perché amo la mia terra ma so che si fugge e si rimpiange con la sua pena si torna e si vuol fuggire di nuovo, come la casa paterna dove il pane non basta… in questa frase c’è tutto il dilemma dei calabresi che non può essere etichettato o semplificato.
”.
E non e possibile iniziare a parlare del suo lavoro a prescindere da questo rapporto sanguigno con le proprie origini: perché Barbara, come detto, è di Girifalco, il piccolo paesino in provincia di Catanzaro dove nel 1881 venne inaugurato un Ospedale Psichiatrico Provinciale, con una frase scolpita nella pietra posta all’entrata: “sanus egredieris (uscirai Sano)”, appunto. Una grande struttura capace di produrre, nell’arco di diversi decenni, una rivoluzione nella cura della malattia mentale, perché con i pazienti idonei veniva utilizzato il sistema open door, facendoli uscire per vivere il paese. Generando in questo modo una contaminazione unica fra il mondo interno all’ospedale e quello esterno della comunità.
Certo, dove c’è molta luce esiste per forza anche tanta ombra: negli ultimi anni di attività, l’OPP di girfalco fu al centro di numerose polemiche per lo stato in cui furono trovati alcuni malati: ma il periodo coincideva con la confusione creata dalla legge Basaglia, che nel bene e nel male cambiò la vita e il modo di percepire e curare alcune patologie.
Tutto questo materiale confluisce nel lavoro di Barbara, che parte dall’epigrafe dell’ingresso (uscirai sano, un augurio, ma anche un’implicita ammissione di malattia con tutto quello che comporta) per ricostruire non tanto la cronistoria di uno dei nosocomi più -tristemente- famosi del Sud, quanto per trovarne il nucleo emotivo.
Un vero e proprio magma ribollente che sgorga spontaneo dalle riprese, dalle interviste, dai report video della regista: che sembra non tanto “spiare”, bensì delicatamente ritrarre il vuoto affettivo che circondava alcuni pazienti semplicemente “malati d’amore”, oppure ascoltare in silenzio le testimonianze di un’epoca, di un mondo dove il dolore veniva amplificato e restituito cento volte più grande.
In questo senso, Uscirai Sano è un documento prezioso: una nota storica a piè di pagina ma stracolma di verità e amore, indissolubilmente intrecciati con sofferenza e mestizia; in più, il contorno di alcune foto d’archivio e le interviste alla dott.ssa Amalia Bruni e altri medici importanti come la sottolineatura che fanno di alcune preziose innovazioni che proprio nell’ospedale di Girifalco si compirono in campo medico.
Resta purtroppo fuori dal novero delle cose riuscite, però, la parte fiction del docufilm: perché così forte è il materiale di partenza, così laceranti nella loro verità sono le parole degli ex pazienti, dell’ex infermiera, di tutti coloro che hanno vissuto questa pagina importante della storia culturale e scientifica calabrese (e non solo), che al confronto ancora più povero sembra l’impianto scenico dei 30’ recitati.
Perché forse non c’era bisogno di affiancare, alla parte documentaristica, una sezione prettamente cinematografica, specie considerando che la recitazione di alcuni attori è poco organica quando non fuori luogo, giocata mai in sottrazione ma tutta a rincorrere l’effetto “realtà” in un gioco di specchi malriuscito.
Allo stesso tempo, la mano ferma di Barbara sa muoversi indifferentemente fra interviste e attori, e proprio per questo, sotto certi aspetti, Uscirai Sano suona più come una promessa non mantenuta che come un’opera del tutto riuscita. Ad ogni modo, attendendo con ansia il prossimo lavoro della regista.

uscirai sano

(ultimo poscritto: si è aperta comunque con una solita offerta culturalmente alternativa ma densa ed emotivamente altissima, la nuova stagione del TIP Teatro, che alternerà cinema, teatro, danza e altre suggestioni artistiche.
Il prossimo appuntamento sarà sabato 14 ottobre, alle 19, con la messa in scena di TINA, tratto dal libro omonimo di Anna Vinci, ovvero la storia appassionata di Tina Anselmi, partigiana e prima donna ministro in Italia, per un racconto che intreccia mirabilmente pubblico e privato.
Alla presenza dell’autrice Vinci, l’attrice Valentina Arichetta sarà in scena con Luca Coschino e Francesco Giampà (rispettivamente sax e chitarra & mandolino) con la partecipazione straordinaria di Otello Profazio, storico cantore della cultura musicale calabra.)

GianLorenzo Franzì

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