Italexit esprime la propria vicinanza ai tirocinanti ministeriali calabresi
3 min di letturaIl presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha perso una grande opportunità per mantenere le promesse elettorali e inaugurare il nuovo corso che aveva annunciato
Comunicato Stampa
Pertanto, Italexit si schiera decisamente a difesa dei 1957 tirocinanti ministeriali calabresi, fortemente delusi e amareggiati dalle decisioni che giungono dalla Cittadella regionale.
Ma andiamo con ordine. Vi sono anche pesanti dubbi di costituzionalità circa il bando di concorso pubblico che interessa la categoria dei tirocinanti ministeriali, assegnati ai ministeri della Giustizia, della Cultura e dell’Istruzione, università e Ricerca. Dietro queste quasi duemila persone – è opportuno ricordarlo – vi sono anche le famiglie dei potenziali lavoratori, da tempo in attesa di conferme mai giunte. Infatti, dopo estenuanti vertenze, dopo le numerose manifestazioni di protesta dinanzi gli Uffici regionali e dopo le acrobatiche promesse di più d’una campagna elettorale, ebbene il risultato è un “concorso truffa”, nelle parole degli stessi tirocinanti, che hanno emesso un comunicato molto duro nei confronti della Regione del suo presidente. Il punto molto controverso del bando di concorso è tutto nella selettività che potremmo definire “creativa”, palesemente volta a risparmiare risorse economiche in danno degli interessi dei tirocinanti: è privilegiato dal bando chi abbia già ottenuto un contratto presso il relativo ente per non meno di un anno, ovvero ben pochi dei soggetti coinvolti, oppure chi abbia dei figli a carico.
All’interno del comunicato, i tirocinanti hanno conservato una buona dose di ironia nel dire: «chi è affetto da senilità o da impotenza può mettersi tranquillamente un cappio al collo».
Tralasciando il discorso, molto ampio, che il calo della natalità sia dovuto anche – soprattutto – a scarsi mezzi di sostentamento, questa clausola risulta una vera e propria discriminazione, tanto che coloro che ne risultano penalizzati, che sono la gran parte, annunciano il ricorso al Tar. Le prospettive di incostituzionalità, infatti, paiono esservi tutte e non serve parafrasare, ma usare le stesse parole trascritte nel comunicato: «un’occasione persa per la sana politica di riconoscere gli anni di tirocinio prestato presso i ministeri», nonché di porre al medesimo livello le persone «che hanno prestato a lungo il proprio servizio presso i ministeri suddetti»; aggiungendo, poi, l’inquietante dettaglio: «senza diritti contributivi e previdenziali».
Italexit stigmatizza con forza questa grave situazione, come pure una certa insipienza dei sindacati, peraltro in una regione affetta da una crisi endemica e i cui vertici, evidentemente, si permettono pure di discriminare furbescamente chi la voglia di lavorare ce l’ha: cittadini ai quali il nostro movimento assicura che continuerà a monitorare la vicenda.