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Celebrato il 72° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Mons. Vincenzo Rimedio

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Domenica 20 agosto scorso  è stato festeggiato il 72° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Mons. Vincenzo Rimedio, Vescovo Emerito della Diocesi di Lamezia Terme

Lo stesso venne ordinato il 22 luglio del 1951 per la Diocesi di Mileto. È stato dapprima vice-parroco a Palmi, poi parroco a Polistena e a Vibo Valentia (Chiesa di Santa Maria La Nova) e quindi Vescovo di Nicastro che nel 1986 — per sua iniziativa — ha mutato nome in Lamezia Terme.

E proprio dalle anzidette quattro comunità, sono giunte a Briatico delle rappresentanze per festeggiare Mons. Rimedio il quale oggi risulta essere tra i vescovi più anziani d’Italia, essendo egli nato a Soriano Calabro (Vv) il 15 dicembre del 1927, nonché il decano della C.E.C. (Conferenza Episcopale Calabra).

Dopo le brevi testimonianze dell’avv. Scarcella di Palmi e del dott. Piperno di Vibo Valentia, è intervenuto — prima della benedizione finale — il segretario di Monsignore, Don Ubaldo Navigante, diacono permanente, di cui riportiamo alcuni passaggi:

«Lei ci ha insegnato a vivere la Verità la Carità e il Servizio a Dio e all’uomo nessuno escluso. Ci ha insegnato ad ascoltare, accogliere e accompagnare ogni fratello e sorella bisognosi di opere Spirituali e Materiali. Ci ha insegnato non solo ad ascoltare il Vangelo ma soprattutto a viverlo con umiltà nella nostra vita quotidiana. Per me lei è un Vangelo vivente una ricchezza per tutta la Chiesa universale. L’umiltà e la fede sono state sempre un punto di riferimento nel suo Episcopato che il 20 ottobre prossimo raggiungerà il 41° anniversario. Per non dimenticare l’impegno Pastorale verso i giovani e le famiglie e tantissime altre iniziative che non sto qua ad elencare ma che hanno portato tanti benefici alla nostra cara e amata Diocesi di Lamezia Terme. […]»

Durante l’omelia Mons. Rimedio si è soffermato sul senso della vita e sulle radici bibliche della stessa, sottolineando come «l’uomo e la donna sono esseri immortali per la dimensione spirituale dell’anima, che è immateriale.»

Egli ha poi ricordato la figura di Don Francesco Mottola di Tropea, oggi Beato, uno degli «eroi della Fede in Cristo», che è stato «un assiduo cercatore di Dio, un innamorato di Cristo (l’Idea), un cantore della Calabria e della sua rinascita».

Ed a proposito di Don Mottola ha precisato: «Ho conosciuto, come suo Parroco, la Sorella Maggiore Sara Barbuto delle Oblate fondate dal Padre, il beato Don Mottola, ed ho auspicato la causa di beatificazione in riferimento agli ultimi tre anni; colpita e ferita da un tumore invincibile, nonostante le appropriate cure, ed esempio di serenità nel Signore “come Lui vuole”” il suo motto nella prova della sofferenza e l’edificazione di quanti hanno avuto modo di andare da lei durante la malattia.»

Ha infine ricordato alcuni pilastri del Cattolicesimo in Italia, quali Giorgio La Pira, Aldo Moro, Giuseppe Lazzati e la Beata Armida Borelli.

L’omelia si è conclusa con l’invito — in tempi di diffusa crisi — a ricorrere continuamente «alla Parola di Dio che è una guida sicura in ogni esistenza per la vita spirituale di ciascuno».

«È importante, dopo che si è detto della volontà di Gesù, di farci simili a Lui, che noi ci impegniamo ad assumere la Redenzione, l’opera compiuta da Gesù, con l’aiuto dello Spirito Santo: liberare noi stessi e gli altri da ogni male. Redenzione come liberazione. Vivere al presente la realtà teandrica della Chiesa, umana e divina, percorrendo i sentieri del Sinodo composto soprattutto dalla Chiesa Comunione, Partecipazione, Missione.»

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