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«Aprile dolce dormire», meteo permettendo!

2 min di lettura
aprile fiori

Dicono che sia il mese ad accoccolarti tra le braccia di Morfeo: il livello di guardia, come stato d’allerta, può essere rappresentato solo dalle condizioni climatologiche

Perciò, attenti! A proposito, qui, la sapienza popolare trova un terreno fertilissimo di idee:

«Aprile ogni goccia un barile», «quando tuona d’aprile, buon segno per il barile», «la prim’acqua di aprile vale un carro d’oro con tutto l’assile», «il grano freddo di gennaio, il mal tempo di febbraio, il vento di marzo, le dolci acque di aprile, le guazze di maggio, il buon mieter di giugno, il buon batter di luglio, le tre acque d’agosto con la buona stagione, vagliono più che il tron di Salomone», «aprile bagnato, raccolto assicurato», «marzo asciutto e april bagnato, beato il villan che ha seminato», «d’aprile ogni goccia val mille lire».

Quest’ultimo modo di dire, poi, non piacerebbe alle Merkel, perché tanto eurocentrico non è!

Nel Lametino, in un breve ventaglio documentario, ho rintracciato, invece, tre particolarissime espressioni, che sottopongo all’attenzione benevola dei lettori:

1) «Si s’adira aprili, fa brushari i circhji di varrili». Fulmini e saette sembra promettere questa mensilità, pronta a far proseguire i fumi dal comignolo, ricorrendo addirittura alla legna dei recipienti di prima necessità. Della serie, raschiare il barile, in tempi di necessità, ovvero per mali estremi, estremi rimedi

2) «Se piove il 4 di aprile, piove per 40 giorni», imparentato con «4 aprilanti, 40 dì duranti».

L’archivio ultrasecolare delle precipitazioni piovose non sembra scalfire questo motto: non è verità fondata scientificamente, ma è statisticamente confermata. Insomma, i detti degli antichi ci azzeccano sempre, su questo non ci piove!

3) «Ad aprili nnè ccacciari nnè mintìri» (in aprile, cioè, né togliere né mettere). Occorre guardarsi se si vuole evitare di raffreddare, sia dall’alleggerirsi che dall’appesantirsi d’abito: soprattutto, in questi tempi, dal momento che «ogni vìantu nì pò».

Prof. Francesco Polopoli

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