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Donbass: la guerra nel silenzio

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Testimonianza del Presidente di “Cantiere Laboratorio”

donbass

Ci sono morti che meritano attenzione ed altri che devono essere dimenticati.
Il mondo cosiddetto democratico, così svelto a mobilitarsi per singoli “casi umani”, dimentica le centinaia di bambini del Donbass uccisi dalle “democratiche” bombe dell’Ucraina, appoggiata dai poteri Europeisti e mondialisti dei Rothschild, dei Soros, del Fondo Monetario Internazionale, ai quali, in fondo, non importa il numero dei morti altrui ma il proprio tornaconto monetario.
Ma in Donbass indietro non si torna – dice Irina – una ragazza di 31 anni. “Sono rimasta 17 giorni nello scantinato del palazzo insieme alle altre famiglie, circa 40 persone compresi i bambini, con poca acqua e cibo per scampare alle bombe di Poroshenko. Se mi dicessero che avrei tutto andando con l’Ucraina, io non esiterei a dire no.
Io non rinuncio alla mia storia, alla mia lingua, il russo, alla mia dignità e libertà. Ma i nostri morti, i nostri bambini uccisi dalle bombe mentre erano a scuola o all’asilo, nessuno ce li darà indietro”.
Un giorno di primavera del 2014 – dice un’anziana signora – ero affacciata al balcone di casa al centro di Donetsk. Ho visto degli aerei sorvolare la Città, non mi sono meravigliata perché’ non lontano c’è l’aeroporto.
Successivamente ne sono arrivati altri che hanno incominciato a bombardare e lanciare missili sulle abitazioni. Pensavo stessi sognando o impazzendo, ma era la realtà. Ci stavano uccidendo nelle nostre case.
Sono testimonianze raccolte da Vittorio Gigliotti, Presidente di Cantiere Laboratorio, durante l’incontro di sabato 19 maggio nella sede dell’associazione a Lamezia Terme, e tornato di recente dal Donbass.
Presentato da Ettore Scaramuzzino di Gioventù Controcorrente, un pubblico numeroso ed interessato ha ascoltato il racconto del Presidente di Cantiere Laboratorio che dal 12 al 19 aprile si è recato nelle due Repubbliche di Lugansk e Donetsk insieme ad Irina Vikhoreva, Presidente dell’Associazione Italo-Russa “Speranza” ed il giornalista e Reporter di Guerra Sebastiano Caputo, il cui Reportage è stato pubblicato dal Settimanale “Tempi” del 4 maggio 2017.
Un viaggio di solidarietà di Cantiere Laboratorio e Speranza che, oltre a portare aiuti umanitari, ha permesso di conoscere una realtà ben diversa da come ci viene presentata da alcuni direttori di giornali che fanno opinione e politicamente corretti, a cui segue il vergognoso silenzio della stragrande maggioranza del mondo politico, in tutt’altre faccende affaccendato, molto più impegnato a mantenere ben salda la poltrona che occuparsi di vicende lontane, ma non troppo, da noi, dove un popolo dal 2014 combatte e muore per la propria libertà”.
donbassAbbiamo visitato scuole, università, abbiamo rilasciato interviste, abbiamo incontrato politici, fatto conferenze stampa, abbiamo parlato con la gente comune, siamo stati a Donetsk sul fronte di guerra. Ovunque è apparso davanti a noi un popolo straordinario che non ha paura del futuro, ma che lo sta costruendo, giorno dopo giorno, attraverso la straordinaria energia che nasce dalla fede cristiana e che ho potuto constatare ancor di più durante la S. Pasqua.
Su un lastrone di marmo, su una piccola collinetta di Lugansk, dove vennero respinte le forze ucraine c’è scritto: “Il Donbass non si è mai inginocchiato a nessuno e mai lo farà”, quasi a significare che non si ha paura a difendere quei diritti che Dio ha loro donato e che il mondo non vuole riconoscergli.
Dalla Siria al Donbass il passo è breve, eppure questa è una guerra sotto casa di Putin, colui che ha impedito che la Siria diventasse una nuova Libia.
Ed allora quei poteri internazionali europeisti e mondialisti, che pensavano di abbattere Assad finanziando, armando ed addestrando il radicalismo islamico in Siria, hanno pensato di stabilire in Ucraina un Governo guidato da Petro Poroshenko che ha più le caratteristiche di un’“associazione a delinquere” che quelle di un governo.
Qui i sedicenti neonazisti di Pravyi Sektor e Svoboda fanno il lavoro sporco, che in Siria è affidato all’ISIS, contro le due autoproclamatisi Repubbliche Indipendenti con lo scopo di “infastidire, provocare e balcanizzare quell’area e la Russia che oggi incarna quei valori di tradizione e di cultura ultimi baluardi alla vittoria finale del mondialismo.
Mi corre l’obbligo, infine, di ringraziare Irina Vikhoreva, e l’Associazione “Speranza”, Andrea Palmeri responsabile del Centro di Cultura Italiano, il Deputato della Repubblica di Lugansk Oleg Koval’, la giornalista Irina Lasckevich, il portavoce dell’Esercito della Repubblica Popolare di Donetsk Daniil Brezsonov ed il corrispondente di guerra dell’Esercito Mikhail Andronik, oltre al Vice Comandante dell’Esercito Eduard Bassurin.
Ringrazio inoltre quanti non nomino e che ho incontrato, ringrazio l’intero popolo delle due Repubbliche per i valori umani, culturali e spirituali che lo animano.
Ringrazio, infine, il caro Sebastiano Caputo, giovane e validissimo giornalista.
Alla fine dell’incontro Vittorio Gigliotti ha risposto alle numerose domande dei presenti, tra i quali il coordinatore cittadino dell’UDC, Rosina Mercurio, i Coordinatori Cittadino e Provinciale di Fratelli d’Italia Gino Vescio e Rosario Aversa.

Associazione Cantiere Laboratorio

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