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Arangara. Musica d’autore e canti popolari al Teatro Comunale di Catanzaro

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Giovedì 13 dicembre il Teatro Comunale di Catanzaro ha ospitato il concerto degli Arangara, gruppo calabrese di musica d’autore che ha presentato anche il suo l’ultimo album Andrea e la montagna.

Lo spettacolo è stato organizzato da Ruggero Pegna come appendice al Festival Fatti di Musica in collaborazione con la rassegna Vacantiandu con la direzione artistica di Diego Ruiz, Nico Morelli e la direzione amministrativa di Walter Vasta e La Calabria è talento di “Art-Music&Co”, Assessorato al Turismo e Spettacolo del Comune di Catanzaro.

Arangara, albero d’arance in calabrese, ma ne “Il Milione” di Marco Polo si racconta che per spronare gli elefanti gli uomini tenevano in mano una arancia di cui i pachidermi sono ghiotti  gridando “arangara” che in realtà significa “vieni via con me”… E sono una arancia e un elefante i simboli di questa band fondata nel 2005 a Bologna da Gianfranco Riccelli, autore e frontman del gruppo, e composta da valenti musicisti, tutti calabresi, accomunati dalla passione per i canti popolari del Sud.

Un concerto denso di emozioni e carico di ritmo, con brani di tradizione orale alternati a testi in lingua italiana di forte impronta cantautorale ben lontani dalla vacuità imperante che scorrono come rivoli di un racconto ininterrotto, immersi in un universo sonoro che fonde gli echi delle corde della chitarra, del basso e del violino con i ritmi cadenzati del tamburello e della batteria e i suoni legnosi e cupi delle nacchere a cui rispondono le note grevi e lievi del pianoforte e della tastiera.

Sul palco: Gianfranco Riccelli, voce, chitarra acustica, mandolino e armonica, Filippo Scicchitano, basso e contrabbasso, Celeste Iritano, voce, percussioni e danza, Valeria Piccirillo, violino, Salvatore Servino, batteria, Maurizio De Paola, pianoforte e tastiere, Donatella Dovico, voce lirica.

“Cinque sette nove diciassette diciannove” è questa la canzone che dà il la al concerto. Un testo scritto da Pierangelo Bertoli e donato a Gianfranco Riccelli molti anni fa a Laureana di Borrello, a seguire un omaggio a Claudio Lolli, scomparso quest’estate, con il bellissimo brano “Torquato”,  poi  una canzone di grande forza propulsiva ed energia vitale “La voce del motore” mentre Celeste Iritano intona una ballata dedicata alla luna. Ancora “Da giovane avevo un sogno”, con testo Andrea Buffa, che ha ispirato Lucarelli per la scrittura del libro “Il sogno di volare” in cui Gianfranco Riccelli figura come personaggio, e poi “C’era la luna a Portopalo” contro i signori della guerra su testo di un medico calabrese e la canzone di G. Riccelli/M. Barillà “E Parlami d’amore” che tanto ricorda nella malinconia e nella tessitura musicale la grande tradizione degli chansonnier francesi.

Al vecchio repertorio seguono i brani del nuovo album, Andrea e la montagna prodotto da Elca Sound e da Buena Suerte Record con prefazione di Gioacchino Criaco. L’album è dedicato ad Andrea Zanella, alpinista e grande amante della montagna, morto durante una arrampicata nel 2016. Per Andrea, invisibile ma non assente, la cui foto in silhouette appare sulla copertina del CD realizzata dall’architetto Gioacchino Miriello da Pentone, Riccelli scrive la canzone che dà il titolo all’album unitamente ad altri tre brani “Dominica passata” su testo del professore catanzarese Franco Cimino, “Pari bruttu” che riprende un vecchio modo di dire calabrese usato generalmente in famiglia per prevenire il rischio di una brutta figura in caso di un evento inaspettato e “Ma che notte è”.

Poi le cover “Ho visto anche degli zingari felici”, in omaggio a Claudio Lolli, e “Smommulando” dall’album Petipitugna del salentino Mino De Santis. Ancora “Un servu e un Cristu” restituita, nella sua potenza espressiva e sonora, alla versione originale che è una antichissima canzone siciliana di Leonardo Vigo, dal titolo “Lamento di un servo ad un Santo crocifisso”, pubblicata nel 1857 in una raccolta di canti siciliani e a cui Domenico Modugno si ispirò per la celeberrima “Malarazza” , e due brani su testi dello scrittore e umorista Stefano Benni: “Cometa” e “Ingorgo d’amore”.

Il concerto è stato arricchito dalle incursioni teatrali di Salvatore Conforto e Romina Mazza che si sono cimentati nel reading di alcuni brani letterari intorno ai temi dell’immigrazione tratti da “La vita ti sia lieve” di Alessandra Ballerini mentre sulle note dell’amor cantato si innestava la prosa poetica de “L’amore è sempre nuovo” di Paulo Coelho e “Questo amore” di Roberto Lerici. L’amicizia  è stata affidata alle parole di Simone Weil nel brano “Il miracolo dell’amicizia” e a quelle del sommo Jorge Luis Borges con “Amicizia”. “Quando fu il giorno della Calabria” di Leonida Repaci ha chiuso la performance.

Al termine dello spettacolo sul palco il promoter Ruggero Pegna, il direttore artistico di Vacantiandu Nico Morelli e l’assessore Alessandra Lobello che hanno ringraziato gli artisti, generosi nel regalare altre canzoni tra cui la famosa “Riturnella”, e il numeroso e caloroso pubblico presente in sala. Con un pensiero alla tragedia della discoteca di Corinaldo per ribadire che la musica deve essere sempre e comunque fonte di gioia e di vita e non dispensatrice di dolore e di morte.

Giovanna Villella

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