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Attivisti M5S a Mascaro: anziché attaccare spieghi perché la città non va avanti

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Abbiamo letto e sentito in Tv sia l’ennesima lista della spesa sciorinata dal Sindaco Mascaro per sfuggire all’evidenza di una città abbandonata a sé stessa, sia l’acredine con cui usa trattare tutti i suoi oppositori, noi compresi, per cui riteniamo a buon titolo di dovergli rispondere in quanto siamo, volenti o nolenti, pur sempre il partito più votato (e di gran lunga) alle politiche.

comunicato stampa

 

E’ probabile che le vicende a dir poco tortuose che hanno finora caratterizzato le sue due esperienze amministrative facciano credere al Sindaco di essere un po’ sfigato e spieghino da una parte la sua ansia di camuffarsi da esponente civico e ripararsi sotto mentite coltri progressiste e dall’altra il rancore con cui risponde a anche a talune critiche blande. Solo che, a ben vedere, sono lui, le sue incapacità, le sue retromarce e i suoi avventurismi politico-amministrativi a portar sfiga alla città.

Cominciando da questi ultimi, vorremmo sapere da Mascaro come mai si ostina a non spiegare perché con l’ex Cantina Sociale ha voluto apertamente sfidare la Prefettura. La Commissione di Accesso, che ha portato allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del suo primo mandato, nella sua relazione al Prefetto, aveva infatti attentamente rilevato una grave sottostima del valore di quel bene, indicato dai tecnici comunali in € 1.200.000, stimandolo al contrario esattamente nel triplo (3.600.000), ma lui, appena momentaneamente reintegrato dal TAR, con una imprudenza e una fretta del diavolo, decise di metterla all’asta al valore di stima dell’Ufficio tecnico, mentre l’aggiudicatario qualche mese dopo l’acquisto la ha rivenduta a € 2.960.000 più IVA, più o meno al valore di stima della Commissione d’Accesso e comunque con un enorme suo margine di profitto.

E, magari, già che c’è, sarebbe il caso che chiarisse anche tutte le incongruenze, abnormità e capriole tra una motivazione all’altra che abbiamo scovato in questa importante pratica di permesso a demolire e ricostruire con illegittimo cambio di destinazione d’uso da opificio industriale a commerciale. E ciò, fermo restando che la pratica, in cui fu coinvolta un’impresa finita nella black list antimafia, è così spinosa da essere già passata nelle mani della DDA di Gratteri.

Se poi ci spiegasse anche perché ha tolto l’appalto dell’illuminazione pubblica alla Multiservizi (che per inciso aveva proposto uno studio di fattibilità che includeva anche il ripristino di tutti i pali spenti) per farlo sostanzialmente finire in mano ad un consorzio di società di appalti e subappalti con un contratto più oneroso di quello proposto dalla Lamezia Multiservizi, farebbe altra cosa gradita.

Quanto alle sue retromarce, abbiamo ancora le orecchie assordate dalle sue invettive contro tutto quanto aveva fatto ed avviato l’amministrazione precedente e dalle sue urlate promesse di buttarlo nel cestino, mentre la prima cosa che ha fatto è stato di portare avanti l’infausto Piano Strutturale Comunale adottato da Speranza, nato già “preistorico” e ora contrario ad ogni norma sovra comunale, a partire da quella regionale sul divieto di consumo di nuovo suolo. E sarebbe quindi il caso che ci spiegasse perché vuole ora andare caparbiamente in retromarcia, favorire chissà quali pressanti interessi verso l’espansione di nuovi e inutili edifici, dimezzare il valore di case e magazzini già esistenti, mentre Lamezia è in declino demografico e produttivo e lui nel 2015 da focoso candidato andava urlando che la città non poteva più espandersi, ma semmai si sarebbe dovuta compattare, non potendo permettersi di portare in ogni dove scuole, servizi, strade, illuminazione, fogne e così via.

Sulla gestione dei rifiuti ha invece dimenticato che, sebbene fosse in corso un processo di raccolta differenziata spinta, lui si eresse a paladino di quell’ennesima discarica in località Stretto che, come e prima di lui, era voluta dall’amministrazione Speranza e dalla Lamezia Multiservizi per far cassa sulla salute dei cittadini.

E si inventi qualcosa anche sull’evidente degrado in cui tiene la città. La litania sulla mancanza di personale non basta e, soprattutto, invece di giustificarlo ne mette in risalto l’incapacità gestionale. Dall’inizio del 2020 sono divenuti operativi i Progetti Utili alla Collettività (PUC), molti comuni, anche in Calabria, li hanno da subito utilizzati, dando così sia dignità ai percettori del Reddito di Cittadinanza, sia servizi utili ai cittadini. La sua “efficiente e spedita” amministrazione ha atteso due anni e mezzo per proporre un progettino di utilizzo di 24 percettori del reddito a fronte di una vasta platea di percettori utilizzabili, lasciando nel frattempo la città sempre più in degrado.

E questo fa il paio con il suo tanto decantato risparmio sui conti pubblici, segno non di buona amministrazione, ma al contrario di palese incapacità a spendere e investire i fondi comunali per dare maggiori e migliori servizi ai cittadini.

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