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Dal fumo nero che toglie il respiro ad un progetto di inclusione

2 min di lettura

Felice Lentidoro di Cittadinanzattiva e Fiore Isabella responsabile del Tribunale per i diritti del malato raccolgono la proposta della CGIL Area Vasta che parla di inclusione della vicenda Scordovillo nel contesto dei progetti per la rigenerazione Urbana

Comunicato stampa

Come Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato non abbiamo accolto l’invito a partecipare a Sit in, programmato in seguito ai fumi tossici usciti dal recinto di Scordovillo, edificato da una società politica ed ahinoi, anche civile, che ha preferito ammassare degli esseri umani in un nascondiglio etnico invece di scegliere di viverci insieme.

E tuttavia, non nascondiamo la gravità di ciò che è accaduto, i cui effetti altamente tossici non si concentrano esclusivamente fuori da quel recinto e fanno ammalare noi e i nostri figli ma tolgono il respiro anche ai bambini che in quella vergogna sono costretti a vivere.

Incontri istituzionali, ospitati nelle Prefetture, nei Municipi e nei Tribunali, pare che siano d’accordo che quel campo da lì debba sparire e con esso la sofferenza che vi pulsa dentro, trasferita come un pacco postale verso altri luoghi di etnica solitudine. Noi, al contrario, raccogliamo la proposta della CGIL Area Vasta che parla di inclusione della vicenda Scordovillo nel contesto dei progetti per la rigenerazione Urbana.

Una cifra complessiva di 98.887.005,59 euro da spendere destinandone  una parte consistente per trasformare quel campo di degrado in un luogo in cui Lamezia Terme possa sperimentare , però,  la sua capacità di aggregazione e di socializzazione. Sarà importante procedere delineando interventi immediati in una prospettiva progettuale di medio termine attraverso:

  1. demolizione del recinto perimetrale, pulizia degli spazi e avvio per ogni nucleo familiare della raccolta differenziata in una visione di educazione ambientale ed ecologica che, all’interno di ogni angolo della Città , compreso Scordovillo, non debba più tollerare zone franche;
  2. Avvio, a beneficio degli attuali residenti, del progetto di recupero delle case esistenti e costruzione delle opere di urbanizzazione (strade, rete fognaria e illuminazione pubblica), che preveda anche: la costruzione di una fucina sociale per l’avvio dei giovani alla collaudata, presso la comunità Rom, lavorazione del ferro; un centro sociale, ricreativo e culturale da gestire in modo condiviso con le realtà disponibili, comprese le scuole, in un tentativo di ricomposizione urbana e sociale che trasformi il nascondiglio in una cartina di tornasole e il pregiudizio in ansia di socializzazione. Pur essendo noi disponibili al confronto con le diverse sensibilità che di questo annoso problema sociale si occupano, noi non crediamo ad una soluzione punitiva che, partendo dai segnali di fumo nero, rinvii a quella comunità solo segnali di intolleranza. Le forze dell’ordine non possono essere utilizzate come ronde di controllo di uno spazio malfamato, ma lavorino perché i carichi di carcasse di copertoni, e quant’altro, non entrino in quel recinto, individuandone il percorso  a partire dai magazzini da cui escono. Questo è il nostro pensiero, sperando che trovi, a livello istituzionale, la sensibilità per rifletterci un po’ e le gambe per iniziare a camminare.
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