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A Fuscaldo si parla di Gioacchino da Fiore

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A Fuscaldo si parla di Gioacchino da Fiore

Lo scorso 13 aprile, a Fuscaldo, in provincia di Cosenza, all’interno dei locali della Canonica, l’associazione Biblioteca Pietro De Seta, ha iniziato le sue attività con un incontro dal titolo molto significativo, ovvero “La profezia di Gioacchino Da Fiore”

Ospite d’eccezione, il professor Alberto Scerbo, docente di Filosofia del Diritto, nonché uno dei massimi esponenti degli sudi gioachimiti.

Una sala gremita e tanti interventi dal pubblico, con la presenza del Sindaco di Fuscaldo, Giacomo Middea, che oltre ad intervenire, plaudendo all’iniziativa, è sempre presente, nonché sostenitore, di qualsiasi evento di natura culturale, che valorizzi il territorio nel quale ricopre la carica di primo cittadino.

Gli onori di casa sono stati svolti egregiamente da Pietro De Seta, presidente dell’omonima associazione, mentre al tavolo dei relatori, Gianni De Seta, più volte sindaco del piccolo Comune calabrese, nonché autore di numerosi saggi sulla Calabria, la sua ultima fatica letteraria è “La conchiglia d’argento” che riguarda il coinvolgimento dei fuscaldesi durante le vicende legate alla rivolta di Masaniello e al Risorgimento.

Colui che invece ha tenuto alta l’attenzione, in quasi due ore di spiegazioni e dialogo, sulla personalità di Gioacchino Da Fiore, attuale, controversa, sicuramente ancora da studiare e approfondire, ecco perché ne chiediamo lumi, è il professor Alberto Scerbo: “Gioacchino era ed è un personaggio particolarmente interessante perché fondamentalmente modifica e cambia radicalmente, anche il modo di vedere le cose dal punto di vista religioso e la sua rivoluzione, la rivoluzione teologica in realtà, è molto più vicina al popolo. Questo è quello che in qualche modo determina anche la costruzione del “Liber Figurarum” perché un’idea apocalittica, tendenzialmente pessimista ad interpretazione di alcuni, non corrisponde alla sua idea, che invece è assolutamente ottimista. Quindi questa sorta di visione che parte dal passato, ma si proietta verso il futuro e permette di vivere il presente e tenta di farlo con un sistema che è molto vicino, appunto e comprensibile dal popolo. Le figure, presenti nel “Liber Figurarum” servono in realtà per avvicinare a questa nuova visione di carattere teologico, perché mette in evidenza la necessità di un discorso unico sulla religione e sulla fede, teorizzando questa idea della concordia tra antico e nuovo testamento”.

Secondo il professore, il rinnovamento proposto da Gioacchino, nasce principalmente da sé stessi, perché non è dall’alto che arriva la salvezza, ma da ciò che compiamo in vita. Quindi, se volessimo seguire un ipotetico disegno divino, dove ognuno è parte integrante di un quadro, non certo apocalittico, si dovrebbe partecipare attivamente a ciò, non chiedendo ad altri di sostituirsi a noi, un po’ come recitava Giordano Bruno, quando affermava: “Che mortificazione… chiedere a chi ha il potere di riformare il potere! Che ingenuità!”

Chiediamo al professore, se nell’ottica di un mondo in continua evoluzione, dove ogni cosa viene perennemente messa in discussione, e dove forse, servirebbero degli esempi da seguire, quale visione, di quelle proposte da Gioacchino, sia la più veritiera:

“Tra il mondo del cielo, la città di Dio e la città degli uomini vi è una visione che sia trinitaria, dove cioè quello che prevale non è il padre da solo, non è il figlio da solo, ma il padre e il figlio, che insieme costruiscono lo spirito santo. Tutto questo però, dà la possibilità anche di ritenere che il messaggio di Gioacchino, sia un messaggio anche di fortissima attualità per quello che lui realizza e per quello che lui vuole mettere in evidenza, ovvero la necessità che il passato deve servire come strumento per guardare al futuro, ma per vivere il presente e questa è la grande sfida che Gioacchino ha lanciato e continua ad essere viva”.

Riccardo Cristiano

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