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A Gizzeria la tradizionale Via Crucis

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Gizzeria Via Crucis

Lo scorso 7 aprile, a Gizzeria, in provincia di Catanzaro, invitati dai ragazzi della parrocchia di San Giovanni Battista, promotori ed organizzatori dell’evento, abbiamo assistito alla tradizionale Via Crucis, che ha visto la presenza di 50 figuranti

La popolazione, numerosa e presente, ha camminato intonando le preghiere simbolo della passione, facendo rivivere in poche ore, una tradizione millenaria che ancora unisce grandi e piccoli.

Abbiamo intervistato alcuni dei figuranti, che hanno messo in scena la via crucis: un centurione ed uno dei Gesù, perché ne abbiamo avuti ben 7, pronti ad impersonare la figura più carismatica del cristianesimo. Rosario Saporito, ci racconta che è la prima volta vestire i panni del Cristo, scelta fatta un pò per motivi di fede, un pò per la vicinanza agli altri amici che si sono cimentati nella via crucis. L’esperienza lo ha davvero gratificato, facendolo sentire in famiglia. Gino Pugliese invece, veste il ruolo del “cattivo”, ovvero il centurione, dichiara che: “da anni ricopro il ruolo del romano, è un’esperienza bellissima, insieme a questi ragazzi, davvero fantastica”.

Anche l’amministrazione comunale, sempre presente, nella persona del vice presidente del Consiglio Comunale, Saverio Maida, ha ringraziato i ragazzi della parrocchia di San Giovanni Battista, più di 50, e chi si è reso disponibile a far rivivere una tradizione che porta lustro al paese. Tra i ringraziamenti, uno in particolare va a Padre Enzo e a tutta la comunità salvista di Gizzeria.

Per quanto le immagini possano raccontarvi un rito così antico, esserci è tutta un’altra cosa. Camminare fino alle 14 stazioni, osservare chi, malgrado il freddo, a piedi nudi e con vestiti dell’epoca, hanno riportato in vita, le scene della passione di Cristo.

Abbiamo chiesto ad Ottorino Falvo, che impersonava uno dei due ladroni sulla croce, come facesse a restare praticamente seminudo, in una fredda serata di aprile. Ha risposto che “ci crede, che la fede lo spinge a farlo, a non sentire né la fatica né tantomeno il freddo”.

Ed è ciò che tutti i 50 figuranti hanno riportato a loro modo, una fede che si alimenta, forse per la vicinanza l’uno all’altro, forse perché nei piccoli paesi ancora si è uniti, come a Gizzeria, forse perché, fortunatamente, c’è chi non ha perso la speranza, ed è questo il messaggio che rimanda la Pasqua, la rinascita, continua e costante, ogni giorno, di ognuno di noi.

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Riccardo Cristiano

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