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Intervista a Renzo Andricciola, presidente Camera Penale Lamezia – di Antonio Gatto

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Intervista a Renzo Andricciola, presidente Camera Penale Lamezia

Hanno proclamato lo stato di agitazione per il 14 e 15 luglio scorso le Camere Penali Calabresi. Con numerose questioni sollevate all’attenzione della giustizia regionale e non solo. La classe forense penalista si è inoltre ritrovata in un incontro tenutosi a Lamezia Terme dal titolo “A tutela della libertà dei cittadini”. Ne abbiamo parlato con l’Avv. Renzo Andricciola, presidente Camera Penale Lamezia e tra i promotori dell’iniziativa

Come mai si è giunti alla decisione proclamare lo stato di agitazione?

Da lungo tempo le Camere Penali Calabresi avvertono e proclamano, a gran voce ed in ogni sede, l’esigenza di intervenire sulle criticità del funzionamento del sistema giustizia regionale. In premessa bisogna dire che la nostra non è una protesta contro i Magistrati, tutt’altro, la nostra è una rimostranza per creare insieme ai Magistrati una “giustizia giusta”, non sommaria, non semplificata, che non si rifugga dietro stereotipi di stile che vedono “ndrangheta dappertutto”. Per esempio, si stanno celebrando processi per illeciti sportivi aggravati dal metodo mafioso, mi verrebbe da dire “ma che ci azzecca”?!

Ed allora la protesta è sorta, non solo quale prerogativa della classe forense ma, soprattutto, per fare proprio il grido di dolore degli Assistiti che, diversamente, rimarrebbe frustrato. Penso a quell’Imprenditore destinatario di una paralizzante interdittiva antimafia sol perché lontano parente di soggetto orbitante in ambiente mafioso o per via di occasionali collaborazioni con altre realtà societarie interessate da problemi giudiziari e, nondimeno, a quel Cittadino imputato in un procedimento di cui non si scorge la conclusione.

Il dichiarato, quanto inascoltato, stato di agitazione ha, pertanto, sortito l’astensione del 14 e 15 luglio decorsi la cui delibera programmatica risponde a precise tematiche che muovono dall’impiego sproporzionato della custodia cautelare; passano per l’esistenza di una circolare interna intervenuta tra l’Ufficio di Procura e il TDL finalizzata a imprimere priorità ed accelerazione agli appelli cautelari promossi dal primo; si estendono al divieto per gli Avvocati di fruire dei parcheggi nei pressi dell’aula bunker ed involvono i risarcimenti per ingiusta detenzione, sempre più numerosi.

Il Coordinamento delle Camere Penali Calabresi è determinato ad apportare il proprio contributo alla realizzazione di un sistema giustizia più funzionante e rispondente alle plurime attese, senza sconfinare in una sterile collisione con la Magistratura dalla quale, anzi, si pretende eguale fermezza che è garanzia della tutela del Cittadino e di tutte le parti processuali nelle diversità fisiologicamente imposte dai rispettivi ruoli. Un Giudice forte, rende un avvocato forte.

Lo stato di agitazione è stato accompagnato da un evento (giorno 14 luglio) con numerosi Avvocati penalisti di spicco della regione e non solo: qual era l’obiettivo di tale iniziativa?

La portata dell’evento può senz’altro definirsi storica in quanto, per la prima volta, l’intera Avvocatura Penalista Calabrese ha indetto unitariamente un’astensione. Non nascondo l’orgoglio, che condivido con il mio Direttivo, inappuntabile nella sua organizzazione, di aver ospitato l’iniziativa nella Città di Lamezia Terme, né la gratitudine verso tutti i Presidenti delle altre Camere Penali che vi hanno acconsentito. Sentivo particolarmente la responsabilità per la buona riuscita dell’evento, essendosi svolto a distanza di poco tempo dalla mia elezione, e sono stato felice di aver avuto conferma del nuovo corso inaugurato dalla Camera Penale Lametina. Il dibattito ha avuto respiro nazionale attraverso i preziosi collegamenti con le maggiori Camere sparse sul territorio nazionale: da Roma a Napoli, da Milano a Venezia ed ancora Torino, Pisa e Palermo, e con la personale partecipazione di Rita Bernardini, esponente dei Radicali, Giorgio Varano, portavoce UCPI, Nicolas Balzano Componente della giunta ed il Presidente, Giandomenico Caiazza. L’obiettivo perseguito, e senz’altro raggiunto, è stato quello di sollecitare l’attenzione nazionale sul ‘problema Calabria’. Inoltre, la manifestata disponibilità di ANM (Associazione Nazionale Magistrati) all’apertura di un tavolo di confronto lascia presagire la possibilità di instaurare finalmente un dialogo sulle problematiche sollevate.

Nelle questioni sollevate, sono diversi i problemi annosi che riguardano la giustizia: cosa si può fare per ovviare a ciò?

Il generale funzionamento della giustizia è complesso e, pertanto, anche le sue faglie sono variegate e difficilmente catalogabili in poche battute: i quesiti referendari avevano parzialmente centrato alcune delle criticità esistenti, sebbene, a nostro avviso UCPI, non si sarebbero tradotti in interventi risolutivi. Certamente il rinsaldo numerico di Magistrati e personale amministrativo contribuirebbe allo snellimento del lavoro negli Uffici Giudiziari. Allo stesso modo, anche l’implementazione del processo di informatizzazione degli adempimenti processuali, in attesa di una riforma più organica, contribuirebbe a contenere i tempi del giusto processo.

Qual è lo stato di salute della giustizia in Calabria e a Lamezia Terme?

Se mi è consentita la battuta, lo stato di salute della giustizia in Calabria è pandemico! Si tratta di inefficienze presenti negli Uffici Giudiziari di tutta Italia che, nella nostra Terra, si avvertono maggiormente anche a causa di illogici criteri di distribuzione, per cui a fronte di Procure in cui si contano venti o trenta Pubblici Ministeri, esistono Tribunali giudicanti con appena cinque o sei Magistrati. Non è che una delle storture cui ho fatto cenno e che intralciano un virtuoso svolgimento della funzione giudiziaria.

Senza alcuna piaggeria, il Tribunale Lametino si caratterizza per un buon funzionamento. L’equilibrata concentrazione di Magistrati di lungo corso e di prima nomina ha originato una giusta miscela di scrupolo e freschezza sia nell’inquirente che nel giudicante. Si affianca poi un corpo amministrativo di grande professionalità e tangibile disponibilità.

Io stesso, sin dal mio insediamento, sono stato accolto da sincera apertura e propensione al dialogo tanto che sono già stati avviati i tavoli tecnici per individuare soluzioni corali che avvantaggino l’intero sistema.

È innegabile che allo stato si corre il rischio, che la celebrazione dei maxi Processi come “Imponimento” ed “Alibante” per citarne alcuni finisca per ripercuotersi su quelli “c.d. minori” a causa della nota carenza di organico, nonostante lo sforzo della Giudicante sia immane. Speriamo nell’arrivo di “rinforzi” a breve.

Nel contrasto alla criminalità come e dove può migliorare la sinergia e il rapporto tra Giudici e Avvocati?

Il rapporto tra Magistratura ed Avvocatura nel Tribunale Lametino è soddisfacente: improntato al dialogo e alla correttezza sebbene non manchino occasioni di scontro che, tuttavia, non travalicano mai i limiti del rispetto reciproco. All’interno, invece, del Distretto di Corte di Appello i problemi ci sono, tant’è che sono oggetto di protesta.

La sinergia tra Magistrati ed Avvocati, nel contrasto alla criminalità, può migliorare mirando sempre e congiuntamente alla Costituzione che contiene tutti i dettami per realizzare un Paese civile e vivibile, nel quale ogni componente possa ricevere le tutele e le garanzie codificate.

Intervista a Renzo Andricciola, presidente Camera Penale Lamezia

Per fare in modo che in alcuni casi la giustizia non diventi ingiustizia (un esempio storico è quello di Enzo Tortora), cosa crede debba cambiare o migliorare nel sistema giudiziario italiano?

Enzo Tortora è l’emblema dell’errore giudiziario ma l’Italia sconta incalcolabili vicende analoghe consumatesi nell’anonimato dei loro protagonisti. Come in ogni professione, anche in quella legata alla amministrazione e alla somministrazione della Giustizia è contemplabile l’errore ma deve comprensibilmente tendersi alla sua neutralizzazione. Per fare un esempio: se il Tribunale della Libertà o La Cassazione hanno già destrutturato un’ordinanza di custodia cautelare, disconoscendo addirittura l’esistenza di gravi indizi di colpevolezza, il rinvio a giudizio sulla base dello stesso impianto accusatorio già venuto meno in seguito alla valutazione di 2 collegi, rappresenta un accanimento francamente evitabile. Si invoca maggiore equilibrio da parte degli Uffici di Procura essendo note le conseguenze che da quella ostinazione direttamente discendono in termini di risarcimenti per ingiuste detenzioni.

Infine. Quali sono gli auspici per il futuro?

Gli auspici, ma anche i richiami, si indirizzano alla classe politica dalla quale è venuto il momento di pretendere una interlocuzione competente. Si sono succeduti Ministri della Giustizia che non avevano mai varcato la soglia di un’aula di Tribunale. È di massima urgenza, perciò, che la politica faccia la sua parte senza ricercare interessi di ritorno, per cui, richiamando il tema del convegno del 14 luglio, chiudo invitando la politica ad agire “per la libertà dei cittadini”.

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