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Lamezia. Aggressione verbale in pediatria, la replica di una mamma protagonista della vicenda

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Ospedale Lamezia Terme

Riceviamo e pubblichiamo integralmente il messaggio che una signora ci ha inoltrato in replica all’articolo sull’aggressione verbale avvenuta nel reparto di pediatria dell’ospedale di Lamezia. La signora in questione è una delle protagoniste dell’episodio narrato dal nostro articolo e anche da altre testate locali.

Di seguito il testo: “Vi contatto in merito all’articolo sull’aggressione al reparto di pediatria di Lamezia Terme, in quanto non rispecchia ciò che è realmente accaduto. Non so chi abbia scritto l’articolo e con chi abbia parlato, inoltre i carabinieri sono venuti solo quando la situazione era tornata alla normalità. Ma procediamo con ordine. Sono arrivata al pronto soccorso con mia figlia di 6 mesi con febbre a 40.6 a casa e al pronto soccorso dopo tachipirina era a 38 (cosa che non è stata assolutamente scritta nel referto, io secondo loro sarei andata per banale febbre e raffreddore). Mi spediscono velocemente in pediatria. Lì trovo una situazione raccapricciante: tutte le porte chiuse e forse una ventina di persone tra bimbi e genitori che aspettavano da ore senza che nessuno si degnasse di affacciarsi. Ho notato tra tutti una bambina che era arrivata con ambulanza da scuola alle 10.30 (erano già le 15) e aveva la flebo. Nessuno a detta dei presenti era andato a vedere! Zero, abbandonati! Tutti ammassati lì senza che nessuno si affacciasse da ore almeno a togliere la flebo piena di sangue a quella bimba. Allora mi sono alterata (non sono io che ho dato calci e pugni, e questo voglio sottolinearlo perché sono una persona educata e lo sono stata fin troppo, ieri pomeriggio). Ho suonato e chiesto di parlare con qualcuno, e lì la sorella di quella bambina ha cominciato a sbattere le mani sulla porta ed alzare la voce. È uscita la dottoressa e mentre la ragazza si alterava cercavo di farle capire che la situazione non era sostenibile e che avrebbero dovuto dirci cosa fare. Io chiedevo perché dal pronto soccorso non avvertono chi arriva della situazione critica in reparto. Perché non informare il malato sul fatto che per essere visitato devono trascorrere ore? Allora io a quel punto potrei decidere se aspettare quelle ore o andare al pronto soccorso di Catanzaro ad esempio. Perché tenere tutti lì senza considerarli? Inoltre, leggo che la giovane donna che ha dato calci e pugni stava aspettando da qualche minuto, quindi presumo che quella pazza sarei dovuta essere io che appena arrivata ho fatto lo show e aggredito il personale sanitario. Io non ho fatto nulla di tutto ciò e al massimo il riferimento poteva essere alla sorella di quella bimba che aspettava dalle 10.30, che quando mi ha visto motivata è partita in quarta e non ha più ragionato. Tutto questo nel vostro articolo non viene assolutamente preso in considerazione. Da noi non è venuto nessun giornalista a chiedere informazioni, e i carabinieri sono venuti solo quando tutto era già tornato alla normalità. C’è stato solo qualche minuto di tensione ma dopo ciò tutti i bambini sono stato visitati nell’arco di massimo un’ora. Quando sono entrata in reparto per la visita di mia figlia ho ribadito che non avevo assolutamente nessuna intenzione di puntare il dito sul loro operato, perché io non posso immaginare cosa ci sia in reparto e non mi permetto, ma il paziente deve essere informato sull’attesa e poter scegliere di non stare lì in un corridoio ad aspettare mentre il figlio non si sa cosa possa avere. A questo punto vi chiedo di scrivere un altro articolo dal punto di vista della giovane donna che non ha aggredito proprio nessuno, non ha dato né un calcio né un pugno, ma ha fatto valere i diritti di piccoli pazienti che fortunatamente poi sono stati visitati”.

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