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Lamezia. L’esordio nella narrativa del giornalista Vinicio Leonetti

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E’ stata la libreria Tavella di Lamezia Terme ad accogliere e presentare la prima opera letteraria della firma storica della carta stampata calabrese

“Eroine”, edito da Città del Sole, ha inaugurato ieri la stagione degli appuntamenti letterari di via Crati nel periodo immediatamente successivo al lockdown.

Superati gli impacciati limiti imposti dalle norme per il contenimento del virus, l’attenzione è stata subito catturata dalla carismatica personalità dello scrittore, che ha saputo catapultare il pubblico senza distrazioni nel mondo senza fronzoli e orpelli da lui narrato.

“La protagonista è un’eroina moderna, che si ritrova a esserlo suo malgrado e che subisce varie trasformazioni nel corso della storia – ha spiegato in apertura Ippolita Luzzo de Il Regno della Litweb, organizzatrice dell’evento insieme alla casa editrice di Reggio Calabria.

Proprio come succede a Nikita, celebre personaggio dell’omonimo film di Luc Besson interpretato da Anne Parillaud, citato dal giornalista de La Repubblica Sergio Rizzo nella prefazione e ripreso forse casualmente in copertina nella scena, rimasta famosa, che vede l’affascinante attrice accovacciata.

Il libro altro non è che un romanzo d’azione dal linguaggio brutale: con questa nuova forma di scrittura Leonetti non ha dimenticato il suo mestiere di cronista, ha trasfuso tutto.

Non mancano infatti gli intrighi di mafia e politica, i giochi di potere e le manipolazioni criminali, riprendendo uno dei casi di cronaca più controversi e romanzandolo.

“Gli spunti sono quelli offerti dall’attualità e da quello che ho scritto in trentacinque anni di carriera  – ha chiarito l’autore – informazioni assunte in trincea, accanto ai morti ammazzati, nei luoghi in cui si impara il linguaggio delle caserme e delle forze dell’ordine. Da questo vissuto deriva il tono rude e carnale usato nei dialoghi”.

Il risultato è una scrittura guizzante, non paludata, ad alto contenuto di suspense e a tratti nervosa. Come lo sono spesso i pezzi di un “giornalista di razza” (così lo definisce Rizzo) come lui.

E se per molti cronisti la saggistica costituisce la naturale evoluzione letteraria, Leonetti sceglie il genere della spy story, tessendo un’intricata sceneggiatura che giustifica così: “ho recensito tanti libri noiosi in passato, leggere la mia storia deve essere come bere un caffè”.

Infine ammette divertito: “Ora sto ricevendo tante soddisfazioni, quelle che non si hanno scrivendo sui giornali. E un nuovo libro è già in cantiere”.

Maria Francesca Gentile

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