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Lectio magistralis di don Panizza sulla campagna “Coltiviamo humus”

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Dieci realtà collettive agricole – biologiche in tutta Italia e numerose aggregazioni civiche per condividere valori e buone pratiche intorno al cibo, da chi produce a chi consuma. È la rete Humus, che ha presentato in Calabria, a Lamezia Terme, nei locali di Sala Sintonia della Comunità Progetto Sud, la sua campagna “Coltiviamo humus”.

Ad inizio lavori è Annamaria Bavaro, presidente della Cooperativa Le Agricole, che ricorda come l´evento segna «L´opportunità di coltivare in maniera etica e biologica rapporti tra aggregazioni sociali che condividono uguali obiettivi riguardo il rispetto della dignità umana e della natura».

Il referente della campagna “Coltiviamo Humus”, Maurizio Agostino ha presentato una realtà attiva da quasi dieci anni in Italia che «Vuole rafforzare una filiera di comunità di produttori-consumatori di biologico, che includa aspetti di sostenibilità ambientale, economica, sociale e di sviluppo locale ».

«In poche parole – dice Agostino – L´obiettivo di questa campagna è far crescere la comunità di Humus grazie al contributo di tutti, per poter offrire alle aziende un supporto tecnico e una guida professionale che orienti il lavoro di queste ultime secondo i valori della rete e dall’altra garantire a tutti i consumatori informazioni concrete, formazione, relazioni e punti di incontro».

Ma è l´Enciclica di Papa Francesco, “Laudato si´” che è stata traccia alla lectio magistralis tenuta da Don Giacomo Panizza a consegnare ai presenti temi di riflessione intorno al rispetto della terra vista come “madre” che ci nutre e “sorella” con la quale si condivide l´esistenza.

“La terra ci precede”, questo il titolo, «Per ricordare a tutti e a tutte – ha detto – che sull’ambiente il pensiero laico e quello religioso possono andare d’accordo, poichè è umanamente ragionevole che la terra vada custodita, rispettata e sempre più convertita in casa comune, come scritto nella “Laudato si’” ». Un appello alla salvaguardia del Pianeta blu, perchè «La terra inquinata e impastata di rifiuti non biodegradabili – dice – rischia di diventare un immenso deposito di immondizia che avvelena il clima, influisce sul riscaldamento, perde foreste e catene alimentari marine, provoca migrazioni di animali, e dunque di popolazioni, come è sotto i nostri occhi. E – conclude regalando una sorta di vademecum riassuntivo a cui fare riferimento – : La terra richiede  alle persone e alle culture vigilanza, impegno, educazione e spiritualità, per: puntare su stili di vita consapevoli, esercitarsi al dialogo tra differenti, all’alleanza tra l’umanità e l’ambiente (e non solo col cemento, la plastica, ecc.) e convertirsi alla tenerezza verso tutte le creature, avendo cura di non trascurare l’amore difficile civile e politico e amare il riposo».

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