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Lettera aperta dello scrittore lametino Igor Colombo su Piazza d’Armi

3 min di lettura

Dopo giorni per me di intenso dolore per via della perdita della mia cara nonna Felicia con cui ho vissuto  da quando sono nato fino a venerdi 8 gennaio,  giorno in cui ha chiuso per sempre gli occhi davanti a me, apro internet e leggendo le notizie locali mi imbatto di una lettera della professoressa Enza Sirianni che parla amaramente della storica Piazza d’Armi

Comunicato Stampa

Ovviamente non posso che condividere quanto la docente ha scritto in merito alla situazione politica e sociale di questa storica zona della città e che mi tocca da vicino , non fosse altro perché proprio in quella piazza mi sono cresciuto ed ho vissuto fino alla fine degli anni ottanta.

La mia famiglia è profondamente ed intimamente legata a Piazza D’Armi ed alla vicina Piazza Santa Maria Maggiore, un tempo la zona più sicura della città. Proprio due traverse sopra vi era la caserma della Guardia di Finanza dove prestava servizio mio padre, via Nazario Sauro per la precisione e dove vi era casa di mia nonna e la mia; poi ancora proprio difronte la piazza vi era il Commissariato di Pubblica sicurezza i cui balconi davano proprio sulla storica e “compianta” villa. Ricordo da bambino poliziotti e finanzieri percorrere   quello spazio verde pulitissimo ,  con aiuole perfettamente  curate ed una piscina tenuta sempre pulita. La fontana con lo zampillo, il chioschetto gestito dalla famiglia Ranieri, l’edicola Pujia ubicata dal lato opposto da dove è situata oggi,  le due benzine una difronte all’altra, una gestita dalla  mio zio di mia madre , Antonio Curcio. Poi ancora la pizzeria il Semaforo e la tradizionale pedana dei vigili urbani,  da dove spesso sempre un altro  zio di mia madre, Antonio Gigliotti, dirigeva il traffico con l’ausilio del suo fischietto e del dito con il quale indicava la direzione e l’ordine giusto alle auto in transito. Vecchi ricordi , come le bici di noi bambini che scorrazzavano per quei vicoli in mezzo alle panchine posizionate in maniera ordinata e con una certa logica e visione, diversa  rispetto ad oggi. I gustosi panini delle alimentari Amendola e quella di Don Franco Rizzo, il tabacchino della mitica signora Franceschina ed il Bar Falvo situato poco più sotto.

Oggi nel leggere certe notizie riguardanti Piazza D’Armi mettono tanta tristezza e malinconia, completamente sfigurata rispetto al passato glorioso e storico in cui per anni è stata vissuta dai cittadini di diverse generazioni e dai commercianti,  ed oggi immortalata solo attraverso fotografie dell’epoca che ne attestano la bellezza e l’originalità del tempo che fu.  Con questa mia lettera non voglio lanciare accuse o anatemi  ad amministrazioni comunali o a sindaci del passato, di questo me ne sono già occupato anni fa nella mia militanza politica. Il motivo per cui scrivo queste righe è per la  profonda nostalgia ed amarezza che provo,  ed oggi avendo da poco perduto una memoria storica della città e di quella piazza  come nonna Felicia, da tutti conosciuta, ne sono ancora più triste.

Concludo con qualche lacrima che ancora mi scende dal viso accompagnata da un sentimento di riprovazione per quanto è stato inflitto alla memoria storica infrastrutturale della città come appunto Piazza D’Armi con la Piazzetta di Santa Maggiore, la quale la ricordo con le sue forge e tutti i camion parcheggiati, oggi praticamente irriconoscibile. L’attuale estetica non mi permette più alcun ricordo, neppure quello delle giornate in cui mia nonna mi accompagnava con la bici in quella villetta , tutto è stato spazzato via. Mi viene in mente una celebre battuta di Churchill allorquando lo stesso perse le prime elezioni inglesi dopo la fine della seconda guerra mondiale ,quando per ridicolizzare il suo avversario vittorioso su di lui  disse: “ Oggi una taxi vuoto si è fermato al numero 10 di Downing Street ed è sceso Clemente Attlee”. Oggi , per mutuare in altro modo quella famosa battuta del premier inglese, non solo nessuno scende più in quella piazza d’Armi ormai in preda al degrado, ma neanche più alcun taxi passa o sosta da li come un tempo, nel ricordo che fu e che oggi è stato cancellato da chi può essere chiamato responsabile.”

 

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