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Liturgia della domenica: è nella luce che dobbiamo camminare

7 min di lettura
Monsignor Giuseppe Schillaci

Di seguito il testo integrale dell’omelia di questa mattina: è nella Luce che vogliamo camminare

Come avete potuto ascoltare anche questa domenica, la Liturgia ci propone un brano abbastanza lungo.

Domenica scorsa abbiamo potuto apprezzare quel bellissimo incontro tra Gesu’ e la Samaritana nel capitolo IV del Vangelo di Giovanni.

Quest’oggi la Parola di Dio ci presenta, ancora nel Vangelo di Giovanni questo capitolo IX, dove Gesu’ incontra il cieco mendicante nato cosi’.

Se domenica scorsa il tema di quelle letture, in modo particolare del Vangelo, che veniva fuori era quello dell’acqua, questa domenica viene fuori un’altra nota particolare che e’ quella della Luce.

E’ nella Luce che vogliamo camminare, la Luce e’ Dio e tutti quanti noi in questo momento abbiamo bisogno di Luce. Ci ricorda, ancora la Scrittura del libro della Genesi: “Dio disse sia la Luce e la luce fu”.

Giovanni, l’Evangelista nella sua prima lettera dira’ “Dio e’Luce. Ed in Lui non ci sono tenebre”. “Nella Tua Luce vediamo la Luce”.

Carissimi fratelli e sorelle questa mattina tutti quanti noi vogliamo vedere sempre piu’ e meglio, non solo quello che sta accadendo, ma vedere significa anche capire e capire in profondita’.

Lasciamoci guidare da questa Luce mirabile che e’ la Luce di Dio, che e’ la Parola di Dio, e’ lampada ai miei passi la Parola per noi. Di questa Luce abbiamo tutti bisogno.

In questo momento abbiamo bisogno, veramente, di conforto ed il Signore viene incontro a noi con la sua Parola. Il Signore passa. Abbiamo sentito questo nel brano evangelico: “In quel tempo Gesu’, passando, vide”. Ecco come Gesu’ viene incontro, va incontro all’Umanita’.

Gesu’ che vede, che non passa oltre, non si gira dall’altra parte. In quell’uomo, mendicante, in quell’uomo cieco dobbiamo scorgervi tutta l’Umanita’.

Un’Umanita’ che, a volte, non riesce a vedere. Una Umanita’ cieca, una Umanita’ cieca quando, per esempio, si lascia accecare da determinati interessi: dal potere, dal possesso, dal tornaconto.

Quando questa Umanita’ si lascia accecare dalle passioni che portano all’odio, alla violenza al rifiuto. Ciechi si e’ quando si e’ incapaci di vedere oltre se stessi. Gesu’ passa, vede, ama.

Il suo passare ed il suo vedere si incarnano nell’amore. Si’, questo vedere e’ il vedere di Gesu’. Noi lo sappiamo c’e’ vedere e vedere, c’e’ sguardo e sguardo.

Anche in questo brano evangelico abbiamo ascoltato che Gesu’ vede ma ci sono anche i discepoli che vedono e quello che vede Gesu’ non e’ quello che vedono i discepoli. Quindi, anche noi, a volte, noi, suoi discepoli, abbiamo la vista corta, non riusciamo a vedere.

Dinanzi a quell’uomo cieco che non ha nome, posto in questa situazione di sventura, di fallimento – e’ un uomo che sta li’ a mendicare – , la domanda dei discepoli e’: “Chi ha peccato, lui o suoi genitori perche’ sia nato cieco?”.

La domanda di sempre: Perche’ questa sventura? Anche in questi giorni noi ci stiamo domandando: Perche’? Di chi e’ la colpa? Chi sono gli untori?

Ne abbiamo sentito di tutti i colori!

Ecco, qui abbiamo Gesu’ che passa e vede un uomo che ha bisogno, che e’ nel bisogno. Lungi da noi dal pensare, dal metterci in questa logica. Anche noi suoi discepoli possiamo lasciarci prendere la mano, dal pensiero, da questa idea: e’ Dio che ci sta castigando.

E Dio e’ visto cosi’: colui che punisce, che castiga. Allontaniamo da noi questa idea. Non pensiamo che il coronavirus sia una punizione. Abbiamo sentito, ed io carissimi fratelli e sorelle vi invito ad ascoltare il Signore: Gesu’ dice ai suoi discepoli “ne’ lui ha peccato, ne’ i suoi genitori”. In questo uomo vediamo tutta l’Umanita’, la nostra Umanita’.

Vediamoci anche noi ed in questo momento noi abbiamo bisogno di Luce e Gesu’ e’ Luce e come Gesu’ interviene, come Gesu’ si preoccupa di questo uomo e di questa Umanita’, sputa la saliva, fa del fango.

Questa modalita’ ci riporta, ancora al libro della Genesi, alla Creazione. Gesu’ con questo sputo per terra, con questo fare del fango e questo spargere del fango sugli occhi ci indica quale e’ il gesto: e’ un gesto creativo. Gesu’ che ricrea, che fa nuovo, che fa un’Umanita’ nuova.

Ecco, possiamo dire questo: abbiamo bisogno di essere ricreati, abbiamo bisogno tutti quanti di vedere e di vedere diversamente. Non possiamo fermarci, non fermiamoci, alle apparenze! A volte il rischio e’ proprio di fermarci alla superficie ed essere, per questo, superficiali.

No, fratelli e sorelle, non fermiamoci li’! Vediamo diversamente, dobbiamo essere sempre piu’ rischiarati, illuminati, liberati dalle tenebre, illuminati dal Signore Gesu’.

Abbiamo sentito il Signore Gesu’ manda il cieco a lavarsi: “Va a lavarti nella piscina di Siloe”, che significa inviato. L’inviato chi e’? L’inviato per eccellenza e’ Lui, il Signore. Cioe’ sta ordinando al cieco di immergersi in Gesu’.

Bisogna immergersi in Gesu’. Di questi tempi abbiamo bisogno sempre di piu’ di immergerci in Gesu’ di Nazareth. Abbiamo bisogno sempre piu’ di assimilare Gesu’ di Nazareth. Quando ci si immerge in Gesu’ si diventa come Lui, si diventa simili a Gesu’.

Adesso e’ capace di vedere, adesso in un altro modo perche’ capace di vedere con gli occhi di Dio. Chi crede, vede come Dio, cambia l’esistenza. Una Umanita’ immersa in Dio viene tirata fuori dall’oscurita’, non vaga piu’ nelle tenebre.

In questi giorni queste limitazioni ci stanno costringendo a restare a casa. Abbiamo, credo, molto piu’ tempo per rientrare in noi stessi, per immergerci con i pensieri, con i sentimenti in Gesu’ perche’ in Gesu’ possiamo guardare meglio, piu’ in profondita’.

In Gesu’ possiamo vedere perche’ Gesu’ lo ha detto: “Io sono la Luce del mondo”. Gli chiediamo tutti quanti, in questi giorni, uno sguardo piu’ profondo.

Per dirla con una parola altisonante, uno sguardo piu’ contemplativo. Poter guardare come guarda Lui l’Umanita’, ciascuno di noi. Vedere con i Suoi occhi. Questo Gli chiediamo quest’oggi.

Il Signore vede con gli occhi particolari. Il Signore vede con gli occhi del cuore. Abbiamo sentito nella prima lettura: “L’uomo vede le apparenze, Dio vede il cuore”.

Allora, in questi giorni, l’invito a tutti voi, carissimi fratelli e sorelle che siete nelle case, a leggere di piu’ il Vangelo per metterci sempre piu’ in un atteggiamento, in uno stile, in una visione. Ritrovarci tutti in uno stesso orizzonte, in questa sorta di comunione.

E’ la visione di Gesu’, e’ la visione di Gesu’ sull’Umanita’, sull’Uomo, su noi stessi. E questa visione che vogliamo acquisire sempre di piu’. E’ vero che ci mancano i Sacramenti.

Dobbiamo vivere, adesso, in un altro modo: Ci stiamo preparando alla Pasqua in un altro modo, ma abbiamo la possibilita’ di vivere nelle nostre case il silenzio, l’ascolto, la meditazione, il confronto con i familiari con le persone che amiamo, che ci aiutano, magari, ad approfondire, a capire meglio, a vedere.

Approfondiamo la nostra fede in Gesu’ di Nazareth che passa, vede, si ferma, e’ attento. Abbiamo sentito come gli altri, a stento riconoscono questo cieco.

Ma lui dice: “Sono io, sono io”, la sua identita’. Un uomo che si configura sempre piu’ a Cristo: se si appartiene a Cristo, si appartiene alla Luce, si viene alla Luce, si diventa Luce. Il cieco si e’ immerso nella sua persona che e’ Luce, tutta Luce.

E da qui, abbiamo sentito, inizia un vero processo: chi si immerge in Gesu’ viene processato dagli altri, da coloro che pretendono di vedere, da coloro che credono di sapere, che hanno in mano il destino degli altri, che hanno il potere.

Colui che si e’ immerso in Gesu’ si lascia guidare, si lascia condurre, non ha paura di affermare quello che e’ accaduto nella sua vita, di riconoscere pubblicamente Colui che gli ha aperto gli occhi, che gli ha permesso di vedere e di vedere in maniera nuova, di capire, di contemplare, di non fermarsi piu’ all’apparenza, di riconoscere cio’ che e’ vero.

Cosi’ diventa testimone, testimone di Cristo ed il testimone di Cristo condivide la stessa vita di Cristo. E cosi’ viene processato, come il Vangelo di Giovanni attesta. In fondo questa prima parte e’ una preparazione: come viene processato Gesu’. “Lo cacciarono fuori”, viene scomunicato, buttato fuori come Gesu’ che sara’ crocifisso fuori dalle mura della citta’.

Ed abbiamo sentito, ancora nel Vangelo: “Gesu’ seppe tutto questo”. Ed allora Gesu’ ascolta, accoglie ed ascolta ed accoglie coloro che sono stati messi fuori, gli scartati, gli scomunicati, quelli che vengono cacciati fuori. Non puo’, il Signore Gesu’, non mettersi in sintonia con coloro che sono come Lui, espulsi come Lui. Colui che e’ stato scartato e crocifisso fuori dalle mura della citta’.

Carissimi fratelli e sorelle, anche noi, come il cieco nato, siamo invitati, preparandoci a questa Pasqua diversa, particolare, ad affermare la fede in Gesu’.

Come il cieco anche noi siamo invitati a dire questa mattina, tutti insieme, nelle nostre case: Credo Signore; cioe’ aderisco a Te, poggio tutta la mia vita in Te; voglio vedere nella Luce; voglio vedere sempre piu’ in profondita’, non fermarmi alle apparenze; voglio lasciarmi guidare da Te perche’ possa vedere come Tu vedi la realta’.

In questi giorni difficili per il nostro Paese chiediamo al Signore di poter guardarla questa Umanita’ come la guarda Lui, il Signore, con uno sguardo pieno di benevolenza, di compassione, di amore, di quell’amore che custodisce, protegge. Custodiamoci e proteggiamoci tutti.

E’ Lui, il Signore, che puo’ custodirci e proteggerci, come abbiamo sentito. Come il pastore fa con il suo gregge. E’ Lui, il Signore, il Pastore che abbiamo pregato nel Salmo.

Confidiamo in Lui e diciamo tutti quanti insieme questa mattina: “Anche se dovessi andare per una valle oscura, non temerei alcun male perche’, Signore, so che tu sei con me”.

Giuseppe Schillaci
Vescovo Diocesi di Lamezia Terme

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