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Masi (PD Lamezia): ancora irrisolta la “questione Scordovillo”

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scordovillo

Scordovillo

Il PD di Lamezia ha investito della questione il sen. Nicola Irto che presenterà un’interrogazione al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Ministro degli Interni

Comunicato Stampa

L’ultimo rogo di Ferragosto ripropone l’irrisolta questione di Scordovillo, località dell’originario Comune di Nicastro (dal 1968 Comune di Lamezia Terme) in cui nel secondo dopoguerra si è insediata una comunità di nomadi di etnia Rom, trasferitasi dall’argine del fiume Piazza, circa 40 anni fa, con carrozzoni e roulotte, sostituiti successivamente da baracche di lamiere e container di fortuna.

Scordovillo, in un’area poco visibile, è diventata ben presto una sacca di marginalità e un focolaio di microcriminalità; bambini sottratti all’educazione scolastica, malattie, situazioni di grave indigenza, continui roghi di materiali tossici sprigionanti diossina. In breve, una discarica abusiva di rifiuti speciali e non, carcasse di autoveicoli, materiali di risulta, pneumatici, elettrodomestici e altro, prese possesso di un territorio sottratto a qualsiasi tipo di controllo delle autorità, con il perpetrarsi di reati di occupazione, costruzioni edilizie abusive, di spazi pubblici annessi ai moduli abitativi originari, di furti costanti di energia elettrica e di smaltimento illecito di rifiuti.

Il campo è anche luogo di ricovero o smercio o reimpiego dei proventi di reati vari (rapine, furti, estorsioni, “cavallo di ritorno” per la restituzione di veicoli rubati).

Scordovillo, il campo rom più grande del Sud Italia, in pieno centro cittadino di Lamezia Terme, accanto al Presidio Ospedaliero “Giovanni Paolo II” e alla sede della Polizia di Stato, è, insieme all’adiacente discarica abusiva, oggetto di numerose inchieste delle procure di Lamezia Terme e di Catanzaro, con studi e rilevazioni varie sulla salute e l’igiene pubblica.

Scordovillo doveva essere una sede provvisoria, invece ha messo le radici, nonostante ci sia un’ordinanza di sgombero della Procura della Repubblica dal 2011. Dal campo solo poche famiglie sono riuscite ad andare via. Le altre, un centinaio, vivono sotto tetti di lamiera, stipati in container, circondati da baracche.

Nel Campo ROM di Scordovillo, collocato su terreni di proprietà del Comune di Lamezia Terme, secondo una relazione del 2012 (Progetto ROM Barca) la durata media di vita dei cittadini residenti nel Campo è molto bassa (solo il 10% dei residenti ha più di 50 anni) a causa, probabilmente, delle precarie condizioni ambientali, igieniche e sanitarie in cui gli stessi vivono. Il numero di cittadini ROM residenti nel Comune di Lamezia Terme è pari a circa 600 abitanti.

Purtroppo sono rimasti fermi i 500.000€ messi a disposizione dal Ministero dell’Interno in risposta alla più importante mobilitazione cittadina, conseguente il celebre rogo del 14 luglio 2021: quei soldi, benché oggetto di due delibere cittadine, la n. 2065 del 24-12-2021 e la 2095 del 29-12-2021, non sono mai stati spesi.

Le maggiori responsabilità di questa inerzia risiedono nell’amministrazione comunale di Paolo Mascaro, il quale non ha sgomberato il campo Rom, e quel suo impegno si è rivelato solo una promessa elettorale. La ragione principale di questa inerzia risiede nella politica di isolamento e di arroganza che lo contraddistingue.

Eppure quegli interventi sarebbero stati di fondamentale importanza per l’inizio di una normalizzazione di Scordovillo, e cioè la pulizia dell’adiacente discarica abusiva, l’installazione di un impianto di video sorveglianza quale deterrente per porre fine al traffico dei rifiuti, ed infine il ricollocamento al di fuori del campo rom di Scordovillo di 4 unità familiari in case in affitto agevolato e percorsi di integrazione educativa, sociale e lavorativa. A seguito dell’arresto, tre settimane prima del famoso incendio del 14 luglio 2021, di 39 persone, tra cui imprenditori locali, in un’operazione diretta dalla procura di Catanzaro volta a sgominare l’illecito smaltimento dei rifiuti nella detta area urbana, il Procuratore Capo di Catanzaro Nicola Gratteri così a riguardo si esprimeva: “Purtroppo questa zona di Lamezia Terme appare come un fortino dove gruppi di persone hanno reiterato l’illecito. Abbiamo ettari di territorio inquinati in modo quasi irreversibile perché c’è una penetrazione profonda nei terreni anche di metalli pesanti che non so quali conseguenze potrebbero avere sul piano ambientale. Sicuramente abbastanza importanti e invasive”.

Tra le numerose analisi, quelle dall’Arpacal (l’Agenzia regionale protezione ambientale Calabria) avevano rilevato il superamento dei livelli previsti per legge di metalli pesanti come piombo, rame, zinco, idrocarburi pesanti e composti chimici.

L’Italia e la Comunità Europea non possono restare indifferenti dinanzi a un problema umanitario di tale portata, dinanzi all’abbandono di cittadini italiani residenti nel comune di Lamezia Terme, dei rom di Scordovillo lasciati vivere in baracche fatiscenti, privi di assistenza familiare, istruzione e sostegno civile, dove ancora oggi, da decenni, sono violati diritti fondamentali quali la tutela della dignità umana, i diritti dei minori, il divieto al lavoro minorile, il diritto di accesso alle prestazioni di sicurezza e assistenza sociale, la protezione della salute, la tutela dell’ambiente e il diritto allo studio, come l’annoso problema delle “classi differenziate”, grave retaggio degli anni ’70 del secolo scorso.

Considerato che è giunta l’ora di un’azione sostitutiva dello Stato, il PD di Lamezia ha investito della questione il sen. Nicola Irto che, appena riprenderanno i lavori parlamentari, presenterà un’interrogazione al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Ministro degli Interni, per sapere quali iniziative intendano intraprendere al fine di porre definitivamente rimedio a una situazione che le amministrazioni locali, dolosamente, non hanno saputo risolvere.

Gennarino Masi
Segretario cittadino PD

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