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Masi (PD): su Cantina Sociale poca coerenza da parte dell’Amministrazione

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Gennarino Masi

“Doveroso, nei confronti dei cittadini contribuenti, spiegare, con atto pubblico, la comparazione che ha indotto a rinunciare alla prosecuzione del bando”

In un momento in cui la comunità Lametina attraversa serie difficoltà economiche, ci corre l’obbligo di intervenire su un argomento di cui la stampa si è occupata recentemente, grazie anche alle sollecitazioni provenienti da associazioni culturali.

Ci riferiamo alla Cantina Sociale di Sambiase, oggetto in questi giorni di particolare attenzione sia perché la Commissione di accesso a suo tempo aveva puntato l’indice, mettendo in discussione le valutazioni sul reale valore dell’immobile, sia perché l’amministrazione comunale sull’argomento non ha dimostrato grande chiarezza di idee.

Il Sindaco, nella sua dichiarazione immediatamente successiva alla pubblicazione della relazione della Commissione di accesso, si è preoccupato di spiegare che sul piano economico la scelta di alienare la Cantina fosse un’operazione dettata dalle necessità di bilancio (una questione di entrate e uscite). Ma, a maggior ragione, soprattutto per questo, sarebbe stata necessaria da parte della sua amministrazione, una seria capitalizzazione dell’immobile, comparando i benefici dell’alienazione con un alternativo uso pubblico, col fine primario di ottenere effetti rigenerativi del quartiere di Sambiase.

Al contrario, dobbiamo registrare pesanti contraddizioni nell’operato della sua amministrazione, che inserisce l’immobile nel piano delle alienazioni e, contemporaneamente, decide di aderire al Concorso nazionale bandito dal Ministero dei Beni Culturali per il risanamento della Cantina Sociale, con lo scopo di ottenere la <<conservazione della “memoria” delle attività precedenti strettamente connesse all’uso primario del territorio>>.

Oltre a questa poco comprensibile contraddizione, va rilevato che ha anche disatteso l’impegno assunto in base all’art. 19 del bando promosso dal Ministero, e cioè di affidare l’incarico progettuale ai vincitori del concorso, ai sensi del comma 6 dell’art. 156 del Codice dei contratti.

Sarebbe stato quantomeno doveroso, nei confronti dei cittadini contribuenti, spiegare, con atto pubblico, la comparazione che ha indotto a rinunciare alla prosecuzione del bando, peraltro dopo averne previsto il recupero nel Piano delle opere pubbliche e aver speso la somma di 10.000 euro, quale premio per i vincitori del concorso.

Altre perplessità emergerebbero – come rilevato sulla stampa locale – dal provvedimento autorizzativo rilasciato dal Comune per la demolizione e ricostruzione della Cantina. E, peraltro, la nota stampa di risposta dello stesso Comune non appare utile a sgombrare il campo dai dubbi evidenziati da più parti. Sembrano cogliersi due aspetti preoccupanti: le poche certezze sulla coerenza tra il provvedimento e gli effetti della sentenza della Corte costituzionale n. 219/2021 sulla legge regionale riguardante il Piano casa, e anche le eventuali ricadute negative sull’erario comunale nel caso di aperture di contenziosi.

 

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