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Ordine Avvocati Lamezia: non si lucra sulla tutela degli assistiti

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Quando la pubblicità è ingannevole

Comunicato Stampa

E’ giunto all’attenzione del Consiglio dell’Ordine un singolare articolo intitolato “SOS Incidente sbarca a Lamezia Terme – Risarcimento garantito gratis”.

Aprendo il link della testata locale, apprendiamo che “Ad accogliere e aiutare ad ottenere il giusto risarcimento ci sarà Antonello Raso” –con quali qualifiche professionali non è dato sapere- il quale si pregia di informare la cittadinanza lametina che, finalmente, per ottenere il giusto ristoro “non solo da incidenti stradali, ma anche per malasanità, infortuni sul lavoro, infortuni condominiali e infortuni sportivi, per fare alcuni esempi”, si potrà usufruire di questo “utilissimo” (per chi?!) servizio.

Invero, continua il sedicente “esperto”, le “vittime…molto spesso non hanno tutte le informazioni per affrontare al meglio le pratiche” e su tale affermazione non si può che concordare ma, proprio per tale motivo, ci si deve rivolgere a professionisti esperti del settore poiché l’assistenza che si richiede nelle emergenze sopra indicate è necessariamente di tipo legale ed è per legge riservata solo a chi è abilitato a svolgerla ed esercitarla.

E’ necessario, quindi, mettere in guardia gli ignari malcapitati dai rischi che si corrono quando si insegue il miraggio del risparmio.

Già nella formula di presentazione –“Risarcimento garantito gratis”- si annida il primo inganno, anzi, per l’esattezza i primi due.

Nessun professionista (degno di questo nome) può giammai garantire a priori alcun risultato se non l’erogazione di una prestazione, per l’appunto, “professionale”, di assistenza efficiente e qualificata.

Quindi, la prima regola è diffidare di chi garantisce incondizionatamente alla generalità dei consociati un determinato risultato, come significativamente evocato dall’efficace ma ingannevole formula pubblicitaria.

Con riferimento, poi, alla asserita gratuità delle prestazioni, nessun soggetto sano di mente, a meno di essere un santo, un missionario o un ricchissimo benefattore, si sognerebbe mai di regalare niente a nessuno.

E’ utile sapere, quindi, che SOS Risarcimento non è un ente di beneficenza bensì realtà imprenditoriale/commerciale tesa a realizzare profitti e che, non appena ci si accomoda negli uffici di realtà come quella in oggetto, si è invitati a sottoscrivere un modulino (“Lettera di incarico” o “Conferimento di incarico”) con il quale i “benefattori”, è vero, si assumono l’impegno di anticipare le spese di istruttoria (richieste stragiudiziali, perizie medico-legali, eventuali spese vive della causa) ma in cambio dell’impegno del malcapitato a trasferire loro una bella percentuale (solitamente non inferiore al 20% più IVA) di quanto dovesse ottenere –perché il condizionale è d’obbligo- per il caso di felice conclusione della pratica e, quel che è peggio, oltre al rimborso di tutte le spese anticipate dagli “incaricati” e, addirittura, agli onorari legali e/o di patrocinio pagati dall’assicurazione.

Risulta pertanto evidente che, alla fine della giostra, ci si troverà a pagare una somma enormemente superiore a quella, relativa alle sole spese legali, normalmente liquidata dalle Compagnie di assicurazione stragiudizialmente e dal Giudice in esito a giudizio, per il lavoro svolto dall’avvocato che non si sognerebbe mai –ostandovi preciso divieto- di fare simili accordi perche ciò costituirebbe grave violazione deontologica.

Di gratuito, quindi, c’è ben poco ma sarà il cliente, addirittura con una consistente parte della somma in suo favore liquidata a titolo di risarcimento, a finanziare la baracca.

Il tutto, con l’aggravante di non sapere da chi si sarà materialmente assistiti e senza poter consapevolmente scegliere il proprio professionista di fiducia, tale non essendo certamente il sig. Antonello Raso che non chiarisce quale sia la sua eventuale qualifica ed esperienza professionale.

“Si tratta di uno studio di consulenti che si affiancano a chi subisce il danno e lo assistono fino al risarcimento” ci informa: benissimo, aspettiamo di conoscere i nomi di questi ipotetici colleghi per valutare, nella condotta dei medesimi, la sussistenza della violazione del divieto di accaparramento di clientela, del divieto di patto di quota-lite e di alterazione della concorrenza.

Non è peregrino, infatti, rammentare che, a norma dell’art. 37 del Codice deontologico forense, contenuto all’interno del titolo II (Rapporti con il cliente e la parte assistita) e rubricato “divieto di accaparramento di clientela”, e come ripetutamente affermato dal CNF, la condotta dell’Avvocato che accetta un incarico professionale gratuito o a bassissimo prezzo integra l’illecito di accaparramento di clientela con violazione dei doveri di correttezza e decoro al pari di quella dell’Avvocato che acquisisce rapporti di clientela a mezzo di agenzie o procacciatori o con modi non conformi a correttezza e decoro o di quella di colui che offra o corrisponda a colleghi o terzi provvigioni o altri compensi quale corrispettivo per la presentazione di un cliente o per l’ ottenimento di incarichi professionali.

Inoltre, la normativa vigente -non da ultimo l’art. 13, comma quarto, Legge Professionale e l’art. 25, comma secondo, Codice Deontologico Forense- vietano espressamente i patti con cui l’Avvocato percepisca come compenso, in tutto o in parte, una quota della prestazione o della ragione litigiosa, quindi del risultato ottenuto dal cliente.

Si tratta, si badi bene, come ripetutamente affermato dal CNF e dalla Suprema Corte, di previsione posta a tutela del cliente che prescinde dal consenso di questi, essendo il rispetto della proporzionalità della pretesa economica vincolo comportamentale essenziale per l’avvocato in base ai fondamentali doveri di probità e correttezza, a difesa dell’assistito e della dignità e decoro della professione.

E, soprattutto, si tratta di doveri che non possono essere elusi da chicchessia dietro lo scudo di “paraventi”.

Si sappia, dunque, che il Consiglio dell’Ordine vigilerà attentamente per assicurare il rispetto nel circondario dei doveri di lealtà e correttezza e la tutela dell’affidamento della collettività e della clientela oltre che del rilievo sociale della funzione difensiva in uno con i canoni di dignità, decoro e trasparenza della professione forense.

Nello stesso tempo, detta imprescindibile funzione di tutela sarà dal Consiglio dell’Ordine esercitata anche attraverso le opportune iniziative nei confronti di chi, pur non essendo avvocato e non conoscendo nulla della professione legale, si spinge ad affermare: ”La differenza rispetto a rivolgersi ad un avvocato sta nelle spese. Chi si rivolge a SOS incidente infatti non dovrà anticipare nessuna spesa. Infatti il team dello studio …offre le proprie prestazioni gratuitamente…l’intero costo sarà completamente a carico della compagnia assicurativa”.

No, sig. Raso, la differenza risiede nella professionalità in nome della quale tante povere “vittime”, in Italia, si rivolgono ogni giorno ai nostri studi per ricevere vera tutela, perché inseguendo le chimere ingannevoli di qualche affarista di turno hanno visto inesorabilmente infrante le loro aspettative di giustizia o devono tutelarsi dalle illegittime e vessatorie richieste di pagamento di “brand” come quello da Lei reclamizzato.

Ma, se vogliamo essere ancora più precisi, la differenza sta anche in quelle “spese” da Lei citate giacchè il
trattamento economico delle prestazioni forensi non solo è sempre a carico delle controparti in caso di felice conclusione della pratica ma si limita alle sole spese legali, legalmente liquidate dalla Compagnia di assicurazione o da un Giudice sulla base di tariffe approvate con D.M., senza ulteriori oneri per l’assistito e senza spartizione di ciò che spetta, per legge, unicamente al medesimo.

Sappiano i cittadini di Lamezia Terme e non solo che la tutela non si improvvisa e presuppone anni e anni di sacrifici, di studi e di esperienza e che la competenza e deontologia dell’avvocato non potrà mai essere soppiantata da avventurieri che fanno della tutela dei diritti merce di lucro o scalfita da chi, pur essendo avvocato, si avvale di paraventi per procacciarsi illecitamente clientela o affari o resta comunque nell’anonimato senza assumersi la responsabilità dell’attività professionale svolta
In conclusione, nell’esprimere ferma e netta censura nei confronti delle suddette condotte scorrette e ingannevoli e nel riservare ogni più opportuna iniziativa nelle competenti sedi, il Consiglio dell’Ordine coglie l’occasione per raccomandare ai propri iscritti il tassativo e inderogabile rispetto delle norme deontologiche e avvertire la cittadinanza di valutare sempre con la massima attenzione proposte commerciali di questo genere.

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