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Quarant’anni dopo il sequestro Bertolami tra interrogativi e ricerca di verità e chiarezza

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Quarant’anni dopo il sequestro Bertolami tra interrogativi e ricerca di verità e chiarezza

Quarant’anni di ricordi e dubbi ancora presenti, di domande senza alcuna risposta

Quarant’anni da non dimenticare per il peso di ciò che è stato, per mantenere vivo non solo il ricordo dell’imprenditore siciliano Giuseppe Bertolami, sequestrato a Lamezia Terme il 12 ottobre 1983 dalla ‘Ndrangheta e alla guida di un’azienda con sede a Lamezia Terme, ma per continuare la ricerca di una verità.

Una ricerca che durante l’incontro tenutosi nel Chiostro di Lamezia Terme organizzato da Fondazione Trame, con la collaborazione dell’Associazione Lametina Antiracket ALA, è emersa innanzitutto dalle parole di Carmelo Bertolami, figlio dell’imprenditore: «non cerchiamo la vendetta ma giustizia per avere anche solo la possibilità di sapere dov’è mio padre e poterlo piangere».

Un racconto, quello di Carmelo Bertolami, rivissuto con la lucidità di chi ha ancora addosso quei momenti come se fossero appena accaduti: l’improvvisa sparizione del padre e il ritrovamento dell’auto a bordo della quale viaggiava quel giorno, le telefonate per le lunghe trattative, le minuziose indicazioni da seguire per la consegna del denaro in un percorso lungo gran parte delle strade calabresi, la repentina interruzione delle comunicazioni con i rapitori e il silenzio.

Tante le figure istituzionali presenti, le Forze dell’Ordine, i rappresentanti di associazioni operanti sul territorio, cittadini testimoni di quel periodo turbolento dei sequestri, come ricorda Nuccio Iovene di Fondazione Trame nel riportare dati e numeri imponenti, ma anche giovani interessati a conoscere le storie.

Perché al racconto di Carmelo Bertolami seguono le testimonianze di giornalisti che in quegli anni ne scrissero, Carlo Macrì per Il Corriere della Sera, Gianfranco Manfredi de Il Messaggero, e Pantaleone Sergi, firma de La Repubblica, la cui riflessione si spinge oltre per sottolineare i meccanismi anche mediatici che ponevano differenze di trattamento di un sequestro o di un altro.

Non solo un passato crudo e duro ma anche il presente con le associazioni che oggi lavorano per aiutare chi combatte che durante l’incontro sono intervenute per dimostrare la loro vicinanza a Carmelo Bertolami e dare un segnale di operatività costante e fattiva: Maria Teresa Morano, coordinatrice regionale di Mani Libere e rappresentante di ALA; Giuseppe Borrello, coordinatore regionale di Libera; Giuseppe Politanò, vicesindaco di Polistena e coordinatore regionale dell’Associazione degli Enti locali contro le mafie Avviso Pubblico; Don Giacomo Panizza, fondatore di Comunità Progetto Sud;  Filippo Sestito, rappresentante di Arci Nazionale; Enzo Scalise, Segretario Cgil Area Vasta; l’associazione Icica che ha voluto donare un dipinto su tela raffigurante proprio Giuseppe Bertolami.

Ancora, le parole di vicinanza della vicepresidente della Commissione regionale anti -’ndrangheta Amalia Bruni riportate da Cristina Porcelli di Trame, l’intervento del Presidente del Tribunale di Lamezia Terme Gianni Garofalo nel ribadire la rilevanza giuridica e sociale del sequestro come mezzo di intimidazione e prevaricazione, e dal presidente della Camera di Commercio di Catanzaro Pietro Falvo.

A conclusione, l’intervento di Giovanni Tizian, giornalista del quotidiano Domani e direttore artistico di Trame Festival, che parla della prossima edizione come luogo dove chiedere giustizia, in cui la memoria delle vittime di ‘ndrangheta sia viva, presente e centrale.

Renato Failla

Tiziana De Matteo

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