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Quella strana paura del venerdì 17, per giunta bisesto!

1 min di lettura
venerdi 17

Si chiama così: eptacaidecafobia, a farne un profilo, sul piano fobico

La sua genesi è storica, sempre che non facciamo risalire il tutto al diluvio universale della Genesi biblica, che farebbe cadere la calamità verosimilmente questo giorno, booh!

Comunque è calabrese la credenza filosofica, se prestiamo fede al nostro crotonese Pitagora che, secondo un opinio communis, considerava viziato il numero compreso tra il 16 ed il 18: da questo logos bruzio trarrebbe linfa, appunto, la nostra smorfia napoletana, che assegna al diciassette il valore di malasorte.

Una curiosità: nell’impero romano, invece, la sfortuna ha ragioni militari, pensate un po’! La battaglia di Teutoburgo, combattuta nel 9 d.C. , ai tempi di Augusto, avrebbe visto cadere la legione 17° contro i Germani di Erminio.

Non è vero, ma ci credo: avrebbe commentato il compianto Luciano De Crescenzo. Quanto sappiamo è che sulle lapidi dei defunti spesso si poteva trovare la scritta VIXI: in latino “ho vissuto”, cioè “sono morto”. Quest’ultima è l’anagramma di XVII, 17 alla romana. Ora capite perché i conti tornano? Se poi aggiungiamo il giorno del supplizio di Cristo, che è venerdì, il quadro si fa più ansiogeno.

Dopotutto, domani è un altro giorno: ci rassicura Rossella O’Hara di Via col Vento, meno male!

Prof. Francesco Polopoli

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