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Rispettare le scadenze: una chimera per la Regione Calabria

2 min di lettura

Due cacciatori puntano i fucili al cielo, in una immagine di archivio. ANSA / ETTORE FERRARI

Ci troviamo, ancora una volta a sottolineare come il mondo venatorio non sia tenuto in considerazione dalle Istituzioni

Comunicato Stampa

A seguito dell’incontro tenutosi lo scorso 14 giugno presso la Cittadella Regionale tra il Presidente Vincenzo Barbatano ed il Vicepresidente Massimo Belsito, in rappresentanza dell’Associazione Rurale Calabrese, e l’Assessore dottor Gallo, erano state protocollate alcune soluzioni ai problemi che tristemente la nostra Regione si trascina ormai da tempo quali l’emergenza cinghiali, l’emergenza incendi, le tante zone interdette alla caccia ed il sovrappopolamento dei nocivi.

Si vuole evidenziare, nello specifico, l’ennesimo ritardo nella pubblicazione del calendario venatorio, divenuto ormai una triste abitudine della Regione Calabria.

Considerando che, anche il semplice addestramento e allenamento dei cani da ferma è regolamentato dal calendario venatorio; perché se faccio una passeggiata in campagna con il mio cane da ferma rischio di incorrere in una sanzione mentre se faccio la stessa passeggiata con una qualsiasi razza che non sia un cane da caccia non ho nessun problema, questo fa comprendere quanto sia importante rispettare il termine indicato per la pubblicazione che è fissata al 15 giugno. Non è corretto ricordarsi di chi pratica l’Ars Venandi solo nel momento in cui si ha bisogno del loro aiuto.

Un esempio lampante è:  EMERGENZA CINGHIALI nella quale si chiede l’intervento deciso per contenere questa specie in continua espansione, attraverso la caccia di selezione e proponendo addirittura una modifica alla legge 157/92 per allungare il periodo di caccia solo a questa specie, ignorando di fatto tutte le altre forme di caccia.

Chiedo ora, per quale motivo il Cacciatore viene coinvolto solo ed esclusivamente per aiutare a risolvere i problemi che attanagliano la nostra Regione senza essere rispettati e soprattutto TUTELATI dalle Istituzioni preposte a farlo e che chiedono il nostro aiuto?

Ricordiamo che il CACCIATORE, per poter esercitare la propria passione, oltre a pagare annualmente le tante tasse a livello nazionale, regionale e provinciale, produce un business che equivale all’1% circa del PIL italiano e, aspetto ancora più importante, deve avere la fedina penale PULITA.

Chiediamo, per concludere, un maggiore rispetto, tra l’altro ampiamente meritato, verso la nostra categoria, troppo bistrattata principalmente da chi dovrebbe invece tutelarci.

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