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Stanlio & Ollio, amici fino all’ultima risata. La Commedia che vale una vita, forse due

3 min di lettura
federico perrotta

A.M.A. Calabria stagione 2023 / 2024 – Stanlio & Ollio in scena all’Auditorio Casa della Pace “Angelo Frammartino” di Caulonia Marina. Intervista all’attore Federico Perrotta

Essere professionisti della risata è un lavoro molto difficile che richiede impegno e serietà.

Lo sa bene Federico Perrotta che il 16 dicembre sarà protagonista con Claudio Insegno nello spettacolo dedicato alla vita e alla storia di Stan Laurel e Oliver “Babe” Hardy, conosciuti da tutto il mondo come Stanlio e Ollio.

Lo spettacolo “Stanlio & Ollio – Amici fino all’ultima risata. La Commedia che vale una vita, forse due” per la regia di Claudio Insegno, produzione UAO in collaborazione Good Mood, sarà in scena sabato 16 dicembre all’Auditorium Casa della Pace “Angelo Frammartino” per la stagione 2023 / 2024 di A.M.A. Calabria. A sipario chiuso abbiamo incontrato Federico Perrotta per parlare di comicità, teatro e nuove generazioni.

Partiamo dalla tua carriera teatrale, hai interpretato diversi ruoli in contesti diversi. Il ruolo più complicato fino ad ora?

Probabilmente questo di Stanlio e Ollio, perché misurarsi con una figura iconica è una responsabilità notevole e c’è la paura di non essere all’altezza, di non essere abbastanza.
Per non scadere nella macchiettta, abbiamo scelto insieme al regista di fare uno spettacolo che omaggiasse la vita e i loro film e la loro grande amicizia. La cosa sembra funzioni, alla gente piace, vediamo i due attori con le loro mille paure, le loro follie e lo vediamo a teatro.

Quando hai ricevuto la proposta per questo spettacolo come l’hai presa? Cosa hai pensato?

Ho pensato che potesse essere una svolta per la nostra produzione, ci stanno dando credito per poterlo fare, lo dobbiamo fare bene per la crescita del curriculum personale e della produzione. Abbiamo vinto dei bandi, questo è un punto in più, si avvicina alla prosa e al grande spettacolo. Tanta incoscienza ma tanta volontà.

Quanto conoscevi prima Stanlio e Ollio e quanto sei riuscito a conoscerli con questo spettacolo?

Prima li conoscevo come tutti i cultori della comicità in genere, da Stan e Charlie Chaplin che hanno lavorato insieme. Non conoscevo la vita, grazie allo studio fatto ho potuto approfondire meglio.

Hai lavorato diverse volte con i fratelli Insegno, con chi ti trovi meglio? Tanto non lo diciamo a nessuno.

Con Pino ho lavorato tanto, come spalla in diversi spettacoli e quindi belle opportunità lavorative. Con Claudio è lavorare da attori e protagonisti, dividiamo la scena, con Claudio riesco a lavorare nella direzione che mi piace. Parliamo di due professionisti con cui mi piace lavorare e con i quali si è stretto un rapporto lavorativo e umano.

Quanno si scherza bisogna esse seri, diceva Alberto Sordi ne Il Marchese del Grillo: interpretare chi era serio nel far ridere vuol dire essere seri due volte?

No, vuol dire prendere sul serio questo lavoro che spesso viene denigrato anche dagli addetti ai lavori. Sembra sempre tu stia giocando, bisogna essere seri perché anche nel divertimento c’è il rigore, le regole del teatro, la gerarchia, rispettare l’autore, il regista, il coreografo. Le cose vanno fatte per bene, bisogna essere seri per poi divertirsi sul palco, che è la cosa che più mi piace.

Al giorno d’oggi si cerca sempre di più di far ridere utilizzando un linguaggio volgare, come mai secondo te?

Finiscono gli argomenti. Al di là della stand up comedy che è un genere che non ha grossi numeri, grosso riscontro, nella comicità generalista, di grande consumo, se usiamo le parolacce non abbiamo temi che vanno ricercati nella quotidianità, nelle routine, sui tic personali, sui cellulari. Spesso sono le persone di un’altra generazione che cercano di adeguarsi alla velocità di questa generazione.

In che stato di salute è il teatro, oggi?

Guardandomi indietro e parlando con attori più grandi come età, credo la crisi ci sia sempre stata. Dovremmo andare di più a teatro, quest’anno i numeri sono altalenanti, lo scorso anno era meglio il teatro, quest’anno il cinema. A me piacerebbe andassero bene entrambe, forse dipende da noi, dalle istituzioni che hanno l’obbligo di insegnare teatro e mezzi di intrattenimento. Se lasciamo nostra figlia più del tempo dovuto davanti alla tv le cambia l’umore. Questo la dice tutta. Il teatro invece crea un sentimento osmotico. Ci piacerebbe sapere poi cosa ne pensano tutte le persone che vengono a teatro, se riescono a vincere la pigrizia e schiodarsi dal divano per vedere un grande spettacolo.

Renato Failla

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