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Al teatro comunale di Catanzaro: LE BAL – L’Italia balla dal 1940 al 2001, intervista a Giancarlo Fares

3 min di lettura
Giancarlo Fares

Il tema della memoria storica è sempre stato centrale nell’evoluzione delle società e in generale dell’essere umano.

Tramandare il passato, mantenerlo vivo e vivido nell’idea che possa essere sempre da monito e da esempio per capire cosa non fare in futuro e come comportarsi nel presente.

Tutto ciò è ancora più forte nel mondo moderno tanto da portare sempre di più ad una normativa che tuteli il “diritto all’oblio”, ad essere dimenticati, nell’era di internet in cui tutto può rimanere, per sempre. Ma questa necessità di tutela individuale rischia spesso di trascinare tutto il passato verso quell’oblio con il rischio di cancellarlo definitivamente sempre più proiettati verso il futuro.

Lo spettacolo “Le Bal- L’Italia balla dal 1940 al 2001” in scena giovedì 11 gennaio 2024 al Teatro Comunale di Catanzaro è un esempio di quella voglia di tenere in piedi il passato ed a ritmo di danza, uno dei codici fondamentali per la comunicazione tra individui e popoli necessario anche a tramandare la storia del mondo.

Prima dello spettacolo abbiamo fatto due chiacchiere con Giancarlo Fares che da regista di “Le Bal” è anche attore, insieme alla splendida Sara Valerio.

Un autore francese che racconta la nostra storia, è curioso no?!
In realtà questo è un format internazionale che nasce negli anni 80 in Francia da un’idea di Jean-Claud Penchenat. E’ un format che racconta la storia francese dal dopoguerra agli inizi degli anni 80, ogni paese racconta la propria di storia e lo adatta ad essa. Quella italiana è l’unica edizione al mondo che porta la narrazione fino al 2001. Inoltre Ettore Scola ne ha tratto ispirazione per il film “Ballando Ballando”.

Una lunga storia dell’Italia, com’è stato metterla in scena?

È stato molto bello, entusiasmante, c’è stata la possibilità di ripercorrere la storia d’Italia recente, ci siamo accorti che c’è meno memoria storica degli ultimi anni, quali ad esempio gli anni ’70-80, che i giovani paradossalmente non ricordano molto bene.

Regista e attore, come ci si divide?
In realtà sono anche insegnante, sono uno e trino. Mi divido perché è un mestiere entusiasmante e complesso, oggi non è semplice, perché tranne i volti noti gli altri vivono di contratti a termine, fare più lavori ci permette di avere più introiti. Insegno da 25 anni in Italia e all’estero

Pedagogia e teatro come si collegano?
Sono strettamente connesse perché il teatro è lo specchio della società, “tutti possono fare gli attori ma non tutti sanno fare gli attori”. Per fare pedagogia è inevitabile parlare di Shakespeare o Pirandello che si interrogano sull’esistenza dell’uomo.

Che momento sta vivendo il teatro?
Momento di profonda rivoluzione perché c’è un passaggio epocale, il teatro è influenzato da altre discipline, in alcuni casi questa influenza è importante, in altri tipo cinema e tv diventa negativa perché gli attori di teatro e cinema sono distinti come competenze, entrare uno nel mondo dell’altro crea delle difficoltà.

Che spettacolo ci aspetta?
Uno spettacolo divertente e molto ricco da tutti i punti di vista, 100 costumi diversi in scena, 80 anni della nostra vita, il ballo come fatto collettivo ci fa da collante e da elemento coinvolgente. Il pubblico si diverte ma riflette su ciò che è l’anima del nostro Paese

Renato Failla

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