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Viaggio nella Tuscia per l’associazione Città Visibili

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Viaggio nella Tuscia per l'associazione Città Visibili

La vita ci fa percorrere molte strade e, tra queste, le più belle sono senz’altro quelle capaci di suscitare forti emozioni perché testimoniano un’indimenticabile pagina di storia che noi viaggiatori percorriamo per immaginare i fasti di una nobiltà sempre più esigente, il duro lavoro, il dolore e le speranze di popoli vessati

Comunitato Stampa

Per vivere queste emozioni, l’Associazione “Le Città Visibili” ha coinvolto noi soci in un tour a Viterbo e dintorni, dove, alle bellezze naturali, quali il lago di Bolsena e i monti che con folta vegetazione lo circondano, nei centri abitati è possibile stupirsi di un passato architettonico meravigliosamente integro o parzialmente restaurato accanto a un presente dai colori vivi e da un senso di fredda praticità.

L’arrivo a Bolsena, in tarda serata ci regala uno spettacolo indimenticabile: un lago tranquillo, simile a uno specchio ove si riflettono le luci dei lampioni che illuminano il lungolago.

Venerdì 04-11-2022, il gruppo si riunisce intorno alla guida Anna Rita Propersi per visitare la parte antica di Viterbo, quella che fu il primo insediamento etrusco, poi romano e che nel Medioevo fu munita, per essere protetta, di possenti mura merlate e da torri imponenti.

Viterbo è stata definita la “città dei papi” perché nel corso del XIII sec. il Palazzo Papale di Viterbo, attiguo al Duomo dedicato a S. Lorenzo, divenne sede, per ben ventiquattro anni, di conclave per l’elezione dei papi. Nel pomeriggio, per raggiungere Tuscania, percorriamo la via Delle Terme, caratterizzata dalla presenza di sorgenti sulfuree tanto care ai romani e ai papi che vi avevano fatto costruire apposite strutture, poi abbandonate.

La città di Tuscania ha origine etrusche ed è considerata la perla della Tuscia: si sviluppa dentro una possente cinta muraria, con una posizione strategica indispensabile per il commercio, con un panorama bellissimo e chiese in stile romanico di cui due, S. Pietro e S. Maria Maggiore che, essendo fuori dalla cinta muraria, non hanno subito nel corso dei secoli rimaneggiamenti legati agli stili in voga e che quindi mantengono l’originale imponenza di un’arte pura. All’interno delle mura il centro storico con palazzi del periodo rinascimentale, nella piazza il duomo e la fontana monumentale.

Sabato a Caprarola per visitare Palazzo Farnese, a forma pentagonale e magnifico sia per imponenza architettonica che per le decorazioni interne, per i giardini perfettamente squadrati, per i percorsi in ciottoli e mattoni, per le fontane e le cariatidi che si snodano fino alla “Palazzina”. Il Palazzo Farnese si sviluppa su cinque piani e, grazie all’architetto Barozzi da Vignola, da fortezza viene trasformata in palazzo.

Si tratta di un edificio da visitare assolutamente per immaginare gli intrighi e i capricci, gli amori sbagliati e pretesi, la cultura sacra e profana che in quelle ampie stanze hanno conosciuto sorrisi e ghigni pur di raggiungere obiettivi strategicamente studiati; ogni stanza è dotata di un camino e in ogni stanza si possono ammirare pareti e soffitti meravigliosamente affrescati tanto che la costruzione è stata definita un libro illustrato.

Palazzo Farnese ha rappresentato l’Olimpo della famiglia Farnese con l’obiettivo di stupire i visitatori.

Nel pomeriggio ancora a Viterbo per ammirare la chiesa di S. Francesco d’Assisi costruita sui ruderi di un castello di Federico II, con all’interno archi acuti e un tetto a capriate. Attira la nostra attenzione un’edicola in marmo bianco che custodisce la tomba di Clemente IV e del nipote, uniti dal sonno della morte.

Passiamo poi a visitare il santuario di S. Rosa, dove è esposto il corpo della Santa ricoperto di un abito grigio da terziaria francescana; nella chiesa è presente un trittico del Balletta che contiene al centro l’immagine della Madonna in trono. In uno degli ingressi del santuario è possibile vedere la “ruota” dove venivano posti bambini abbandonati.

Nel tardo pomeriggio visita a Bolsena, attraversata dalla via Francigena. È questo un borgo medievale con il castello nella parte più alta della città. E proprio a Bolsena, nella basilica di Santa Cristina, noi soci ci siamo sentiti più uniti ed emozionati nel sentire dalla voce di don Maurizio del martirio di Santa Cristina e della sepoltura nella catacomba cristiana. Nello stesso santuario si venerano le reliquie del Miracolo Eucaristico del 1263, il tutto vissuto in un generale sentimento di fede e voglia di conoscenza.

Domenica giungiamo a Bagnoregio e da lì il lungo attraversamento di uno spettacolare ponte, prima in legno e poi ricostruito in cemento armato, per giungere al borgo di Civita, meglio conosciuta come “la città che muore”. Infatti, secondo gli studiosi, il borgo perde 1 cm ogni anno per eventi sismici e meteorologici. Civita la si può paragonare a un’isola raggiungibile solo a piedi e visitata da persone di cultura, dello spettacolo, da gente che ama stupirsi di fronte a una bellezza tanto particolare. È il borgo senza rumori, senza motori, solo passi lenti per meglio ammirare uno dei borghi più belli d’Italia, fondato dagli etruschi e abitato in seguito dai romani.

Vi si può ammirare lo stile architettonico medievale e rinascimentale. Particolare emozione abbiamo provato tutti nel vedere ciò che resta della casa in cui nacque San Bonaventura. La chiesa di Civita, dedicata a San Donato, è molto imponente ma semplice e all’interno un meraviglioso crocifisso ligneo e un affresco del 1695 che affiorò per un evento sismico dopo il crollo dell’intonaco.

Con la visita a Civita si conclude il nostro viaggio. Abbiamo visto luoghi interessanti e unici e soprattutto quel tanto che rappresenta il meglio della Tuscia. Forti di un importante bagaglio culturale, i soci si preparano ad affrontare il lungo viaggio di ritorno.

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