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Giulietta e Romeo al Grandinetti di Lamezia. Intervista a Paolo Barbonaglia

4 min di lettura
Paolo Barbonaglia

Il teatro, la magia del balletto e quella di un classico della letteratura più che mai attuale si incontreranno giovedì 14 dicembre al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme per la stagione 2023/2024 di AMA Calabria

Stiamo parlando dell’opera di William Shakespeare “Romeo e Giulietta” che nelle mani del coreografo e regista Fabrizio Monteverde e nei passi del Balletto di Roma si trasforma in un racconto forte, intenso, ammantato di quella attualità che parte dalla diverse collocazione geografica, in un Sud buio e polveroso, in cui il ruolo centrale di Giulietta diventa ancora più carico di significato. Abbiamo incontrato Paolo Barbonaglia, che interpreta il ruolo di Romeo.

Con Giulietta e Romeo nella produzione del Balletto di Roma parliamo di uno spettacolo che da vent’anni porta in scena un’opera immortale. Come ci si sente a vivere questa magia che continua?

È un grande privilegio perché fa parte della storia della danza italiana e, ad esempio, il mio ruolo è stato interpretato da tanti ballerini di grande spessore e quindi poter interpretare io quel ruolo, sopratutto adesso ancora da giovane è un motivo di orgoglio.

È battuto il cuore quando hai saputo di dover prendere parte ad un’opera così importante?

Ero stato già scelto nel 2019, dove già avevo interpretato questo ruolo con l’allora Giulietta e in quel momento sì, ho visto comunque un personaggio, un ruolo più grande di me e c’era molta paura anche all’inizio. Era una posizione con una certa responsabilità che pian piano, fortunatamente, ho saputo gestire e adesso il ruolo lo sento più pronto, più mio.

Con questa versione di Fabrizio Monteverde è una sfida nella sfida? Si prende un classico “intoccabile” per raccontare una storia un po’ diversa.

Sì, esatto. È stato sicuramente un gesto rivoluzionario per la danza italiana, sopratutto per la centralità del ruolo che la donna assume in relazione al periodo che stiamo vivendo, è più attuale che mai. Però già all’epoca era comunque una valorizzazione non scontata soprattutto di una donna forte. Viene proprio centralizzato tutto su questa Giulietta forte e ribelle che si oppone alla famiglia. È un bel messaggio e sicuramente è una bella sfida che ha voluto affrontare.

Il pubblico come sta reagendo? Anche rispetto a quella che è appunto la storia e l’attualità.

Ma è molto bene, è sempre comunque uno spettacolo che piace, nonostante sia molto lungo, perché comprendendo primo e secondo atto si raggiungono quasi le due ore di spettacolo. Il pubblico è molto soddisfatto, è molto interessato anche proprio allo spettacolo. L’opera è quindi un motivo anche per suscitare un po’ più di interesse sia a livello artistico e per danzatori, che a livello di pensiero, per capire perché sono state fatte determinate scelte, magari di coreografia, o semplicemente focalizzandosi solo sull’osservare e basta.

Nella tua carriera c’è il balletto a teatro e in televisione. Quanta differenza c’è?

Principalmente i tempi televisivi, diciamo. La poca preparazione o il poco tempo da dedicare a un certo tipo di qualità che invece in teatro è possibile. E nonostante nel nostro caso sia una compagnia che danza molto in giro e il tempo in sala in realtà è veramente, abbiamo comunque quel momento di creazione, di tempo per perfezionare, provare diverse volte. Invece i tempi televisivi sono molto stretti e richiedono tanto materiale in poco tempo.

Quindi in televisione non scegli magari delle forme diverse perché più scenografiche? Il balletto comunque rimane il balletto, lo porti a teatro e in televisione alla stessa maniera?

Sì, dipende anche dal tipo di coreografo che gestisce le coreografie in televisione o in teatro. In televisione vengono scelti coreografi un po’ più moderni, con stile più urban e poi c’è anche l’ospito del programma che aumenta l’attenzione. In teatro si pensa magari di più al pensiero, al perché di una coreografia piuttosto che fissarsi solo sull’estetica

Tornando allo spettacolo, quali sono i momenti che più ti fanno tremare, battere il cuore?

Il primo passo due è un passo molto difficile più che altro per la durata; sono tredici minuti di passo due, è un bel tour de force. Continuare a correre, pensare alla tecnica e anche al personaggio contemporaneamente. E poi la parte finale non tanto per la parte tecnica ma per il peso del momento conclusivo in cui devi chiudere lo spettacolo e devi essere il più credibile possibile. Immedesimarsi nella tragedia di quel momento non è sempre facile però è ciò che richiede anche il nostro lavoro.

Domanda forse banale ma, cosa vuoi fare da grande? Perché magari non vuoi ballare tutta la vita e vorrai fare altro da un certo punto in poi.

(risate, ndr) Eh, una bella domanda. Ho tante passioni oltre la danza, la musica, il calcio, e sicuramente una di queste cerco di continuare a coltivarla però non si può mai sapere. Non pensavo sarei riuscito e a vivere di danza quando ero adolescente quindi non riesco a prefissarmi cose troppo future. Cerco solo di fare il mio meglio in quel momento e capire cosa veramente mi fa star bene. Quindi spero che la danza continui, è la mia vocazione, e se non fosse così spero comunque di essere felice.

Renato Failla

Credits foto: ballettodiroma.com

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