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Il fascino di Veronica Pivetti in “Viktor und Viktoria” al Grandinetti di Lamezia

2 min di lettura

Platea gremita per il nuovo appuntamento di prosa targato Ama Calabria al Teatro Grandinetti 

Un cast d’eccezione quello sbarcato venerdì sera a Lamezia: Veronica Pivetti, Giorgio Borghetti e Yari Gugliucci nei ruoli principali, e ancora, Pia Engleberth, Roberta Cartocci e Nicola Sorrenti. La regia, affidata a Emanuele Gamba, si avvale delle scene di Alessandro Chiti, dei costumi di Valter Azzini, delle luci di Alessandro Verazzi e delle musiche di Maurizio Abeni.

A precedere l’apertura del sipario è un sottofondo jazz suonato dal vivo, che introduce il pubblico alle magiche atmosfere del teatro degli anni trenta. Ed è qui che ha origine la vicenda, a Berlino, tra gli scintillii dell’arte alla vigilia dell’ ascesa al potere di Hitler.

Susanne (Veronica Pivetti) è un’attrice e cantante senza scritture, che approda a Berlino infreddolita, affamata e delusa dall’amore. Nel corso di innumerevoli e sfortunati provini, si imbatte in Vito Esposito (Yari Gugliucci), collega emigrato da Napoli, che le offre un tetto e un lavoro: fingersi uomo per esibirsi al cabaret in abiti femminili.

La bizzarra proposta si traduce subito in successo: vengono scritturati dalla compagnia capitanata dalla baronessa Ellinor Von Punkertin (Pia Engleberth) insieme a Lilli Shultz (Roberta Cartocci), bionda ballerina di fila di cui Vito è innamorato, e un attrezzista, Gerhardt (Nicola Sorrenti).

Susanne diventa così “Viktor und Viktoria”, inscenando uno spettacolo acclamato in tutti i teatri d’Europa. L’ affascinante en travesti strega ogni pubblico, regalando alla compagnia fortuna e successo.

Quando gli attori fanno ritorno a Berlino per l’ultima data del tour, rimane ammaliato dalla sua bellezza androgina anche il conte Frederich Von Stein (Giorgio Borghetti).

Susanne, incapace di resistergli, sarà costretta a rivelare la sua identità…

La storia, con qualche variante, riprende una pellicola tedesca del 1934 scritta da Hans Hömsburg e diretta da Reinhold Schunzel (che ha poi ispirato altri film e altre opere teatrali), ma resta attuale: “Fino a quanto bisognerà fingere ciò che non si è pur di lavorare? Pur di essere accettati?”- si chiede Gerhardt, senza moralismi ma con un meccanismo di sarcasmo ed equivoci che rafforzano l’interrogativo.

E ancora, “faccio l’attrice sul serio e la donna sul serio”! Esordisce così il personaggio interpretato da Veronica Pivetti, che sembra esserle cucito addosso.

Brillanti le interpretazioni, anche canore, e appassionanti gli intrecci della storia: è standing ovation.

Maria Francesca Gentile 

 

 

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