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Illustrate all’Uniter le figure femminili a Terina tra mito e realtà storica

3 min di lettura
de sensi sestito

La conoscenza storica del passato è un elemento di forza per ricostruire il patrimonio del territorio e valorizzare le sue potenzialità in prospettiva del suo futuro e del suo sviluppo sociale, economico e culturale

È quanto è emerso dall’incontro “Figure femminili a Terina tra mito e realtà storica”, promosso dall’Uniter di Lamezia Terme, presieduta da Costanza Falvo D’Urso, nel rispetto delle norme anti –Covid.

La tematica delle donne è stata  inserita nella programmazione del mese di marzo dedicato alle donne.

A focalizzare il tema delle donne di Terina è stata la studiosa Giovanna De Sensi, già docente di Storia Greca all’Università della Calabria e impegnata anche nelle tradizioni storiografiche riguardanti la Sicilia e la Magna Grecia dall’età arcaica all’età romana.

La professoressa ha richiamato alla memoria una serie di donne della città di Terina attraverso la monetazione ed oggetti preziosi, come il vaso di Hydria, su cui esse sono raffigurate, partendo da Terina della Magna Grecia, fondata nella prima metà del V secolo avanti Cristo da coloni provenienti da Crotone e ubicata probabilmente, secondo alcuni studiosi, nelle vicinanze dell’odierna Sant’Eufemia, nel territorio di Lamezia Terme, per altri il luogo coincideva con l’odierna Tiriolo.

Pertanto sono state tratteggiate divinità, ninfe, sirene, donne comuni del tempo, tra cui Era, Afrodite, Ligea Anthea, Argitia, Pandina, Fillia, Dia le quali diventano valida testimonianza della civiltà e della floridezza di Terina, distrutta da Annibale nel 203 avanti Cristo perché non aveva voluto schierarsi al fianco dei Cartaginesi.

Stefania Mancuso

A completare l’argomento proposto è stata Stefania Mancuso, docente di Archeologia Classica all’Università della Calabria, conduttrice, come archeologa, di diverse campagne di scavo e collaboratrice a progetti scientifici della Sovrintendenza Archeologia della Calabria.

«Le piccole tracce, che rinveniamo attraverso gli scavi, riescono a completare un quadro che osserviamo nei musei e a far  scoprire figure femminili che non conosciamo» ha esordito la professoressa Mancuso ponendo l’attenzione sulla sirena Ligea che, respinta da Ulisse, si suicidò approdando a Terina.

«La figura della sirena – ha precisato la professoressa – era diffusa nella Magna Grecia collegata ai culti delle realtà antiche, forse ai culti ultraterreni».

Gli scavi, condotti dalla Sovrintendenza per i beni archeologici della Calabria a partire dal 1997 nell’area di Terina, hanno portato alla luce numerosi ritrovamenti atti a ricostruire una società molto evoluta.

Tra questi molto importanti le strutture murarie, che definiscono diverse aree all’interno dei medesinmi edifici, alcune delle quali adibite ad abitazioni mentre altre, probabilmente utilizzate come sede di attività lavorative ed artigianali, riprendendo un modello urbanistico diffuso in molti siti magnogreci del periodo ellenistico.

In tale contesto le donne rivestivano un ruolo importante  in quanto si occupavano dell’organizzazione di tutto ciò che ruotava intorno all’amministrazione familiare e alle loro case dove svolgevano i più svariati lavori come quelli relativi alla tessitura o alla cucina o ad altro.

Attraverso un oggetto si costruisce una presenza di donne di grande pregio, ricche, che amavano farsi belle indossando dei preziosi gioielli che venivano realizzati in abbondanza.

Nel 1865 nei pressi di Sant’Eufemia Vetere fu trovato un diadema triangolare e un tesoro di gioielli venduto dal proprietario al British Museum di Londra, dove oggi è conservato.

Lina Latelli Nucifero

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