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Piero Fabiano: da Lamezia ad Ancona per fare il medico in un ospedale Covid

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LAMEZIA. Rimanere nella propria città in un reparto senza ricoverati o andare a curare i malati contagiati dal Covid-19 in un ospedale del Nord Italia dove la pandemia ha decimato migliaia di persone e dove c’è urgente bisogno di personale medico?

La risposta non si è fatta attendere! Piero non ci ha pensato due volte e per lui è iniziata una nuova avventura umana e professionale. Ha lasciato temporaneamente il reparto in cui ormai da settimane non c’erano più pazienti ed ha fatto la richiesta per poter prestare servizio in un ospedale in cui ci fossero esclusivamente pazienti colpiti dal Coronavirus.

Da Lamezia a Roma e poi dalla Capitale ad Ancona per esercitare la sua professione di medico in un ospedale Covid. La destinazione assegnata a Piero è un nosocomio marchigiano. Sono giornate intense, dure: il dolore e la sofferenza sono indicibili. E poi c’è anche la cura di alcuni malati di una vicina Rsa per anziani. Si inizia la mattina, si indossano i vari dispositivi anti-contagio e si va ‘in trincea’ a combattere un nemico invisibile ma micidiale. Le giornate sono interminabili. La sera si torna nel proprio alloggio sfiniti; il contagio dilaga, il bisogno aumenta e dunque non ci si può tirare indietro. Le settimane passano, arriva Pasqua e poi anche Pasquetta.

Un ristorante stellato della zona manda in ospedale il pranzo della festa. Non è solo cibo ma è calore, vicinanza. È la solidarietà che ti fa capire che quello che stai facendo è giusto e importante. E poi arriva anche il 25 Aprile. In lontananza si sentono le persone cantare dai balconi l’inno per eccellenza della Festa della Liberazione: Bella ciao. Le lacrime sgorgano ugualmente anche con le mascherine e gli scafandri, l’emozione è palpitante. Il lavoro in corsia continua incessantemente ma fuori c’è un mondo che va avanti e invita tutti a non mollare. Finita la sua missione, Piero rientra nella sua città, ritorna nel suo ospedale alla sua vita di sempre. Il desiderio realizzato di dare il proprio contributo in questo momento di grave emergenza sanitaria lo appaga e lo gratifica.

Al centro della foto il dottor Piero Fabiano col vescovo Luigi Cantafora in visita al reparto di Urologia dell’ospedale Giovanni Paolo II

Piero Fabiano, medico da 40 anni, primario facente funzione del reparto di Urologia dell’ospedale Giovanni Paolo II racconta con commozione la sua esperienza vissuta di recente, accanto a colleghi e sanitari impegnati in prima linea nella lotta al Coronavirus. La ricchezza umana acquisita è un tesoro immenso e prezioso, unitamente all’unicità dell’esperienza professionale spesa sul campo.

Piero è persona schiva e riservata che quasi vorrebbe tenere per sé questo suo straordinario bagaglio di ricordi, rifuggendo facili ed effimere ribalte. Fare il medico è una missione e di questa missione Piero Fabiano ha fatto la sua ragione di vita. La pandemia ha sconvolto la vita del mondo intero e, dunque, questo era il momento di andare per mettersi in gioco ancora una volta. Era il momento per tenere fede, anche in condizioni di estrema gravità, a quel giuramento di Ippocrate pronunciato quarant’anni fa.

La comunità lametina non può che dire ‘grazie’ a Piero Fabiano per l’umanità e la professionalità con cui ancora una volta ha esplicitato la sua professione di medico tenendo fede ai suoi principi etici e ai valori che da sempre contraddistinguono il suo operato a favore di chi si rivolge alle sue cure. Piero Fabiano: un uomo che tutti stimano per i suoi modi di signore d’altri tempi. Un medico che non si rassegna all’abitudine e per il quale ogni malato è prima di tutto una persona di cui prendersi cura e non semplicemente un paziente a cui somministrare una terapia.

Maria Scaramuzzino

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