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Filastrocche elementari…

3 min di lettura
scuole elementari

Le chiamo così per destinazione scolastica: chissà, potrebbero essere proposte come materiale di studio per curare il nostro dialetto, che diletto, non sarebbe una cattiva idea!

Eccone alcune:

  • «Statti sodu, sinnò veni llu vìacchju e ti mìnti ‘nta vìartula!» («Stai fermo, sennò viene il vecchio e ti infila nella bisaccia!»): così si inducevano i birboni a stare buoni. Un po’ di fifa blu, praticamente, anche se i nostri puffetti non se la bevevano, «mò ci vò!».
  • «Bona notti, chimu ti cadi llu lìattu stanotti nto chjùmbu ‘i minzannòtti» («buona notte, spero che il letto ti lasci a terra stanotte nel cuore di mezzanotte»): non era tanto augurale, seppur per ischerzo!
  • «Chjòvi, chjòvi ccu llu suli, / ‘A Madonna cogli jjùri!» («Piove, piove con il sole/ la Madonna coglie fiori!»): cantilenavano i bimbetti d’una volta, quando, in primavera, qualche nuvola dispettosa spargeva, all’improvviso, una spruzzata di pioggia sui loro trastulli.
  • «Fhurnicìallu, fhurnicìallu, fhurnicìallu, / fhammi fhàr’ ‘u panicìallu!» («O mio forno, mio piccolo forno, fammi fare un piccolo pane!»): era la canzonetta, una sorta di rap, sulla bocca dei nostri nonni, quando da bambini, sulla spiaggia del mare, intonavano, prima di mettere la mano chiusa in un mucchio di sabbia inumidita. Grande era la loro esultanza – ci racconta qualcuno di loro – nel riuscire ad estrarla senza che il grumo arenariofosse franato e crollato.
  • «Puricinèlla avìa nnu gallu, / tutt’ ‘i jùarni ci jìa ncavàllu!» («Pulcinella aveva un gallo, / tutti i giorni gli andava a cavallo»): un nonsense stuzzica-risate, praticamente!
  • «Riglia, riglia riglia, / chini l’àhhjia, si lu pìglia!» («Riglia riglia riglia, / chi lo trova se lo piglia»): un formulario verbale teso alla ricerca di qualche oggetto ch’era andato smarrito. Una specie di caccia al tesoro, quindi!
  • In passato a quel marmocchio che era riuscito a catturare una coccinella, dopo essersela girata e rigirata tra le dita, spettava la recita di una cantilena portafortuna che diceva, in sostanza, così: «Papuzzìallu ‘i Santu Nicola, / pìglit’ ‘u pan’e bbatìnd’alla scola», finché l’animaletto, dopo aver guadagnato la punta estrema dell’indice, non avesse spiccato per davvero – oh, meraviglia! – il volo verso l’alto.
  • «Ha’ mangiatu? Ha’ vivùtu? / Stùjat’ ‘u mussu cà l’ha’ cundùtu!» (Hai mangiato? Hai bevuto? Pulisciti il musino che l’hai condito!): così dicevano i pari tra di loro, a mo’ di sfottò, per ricordare ai loro compagni l’obbligo di non andare in giro con la bocca unta ed impiastricciata di salsa.

E così, con questa puntata dedicata ai ragazzi, che ritengo fiori, cioè speranza di frutto maturo, chiudo questa piccola rubrica dialettale, con l’augurio che diventi un input giovane per tutte quelle occasioni in cui, riflettendo sul valore delle radici, si intraprenderà la riscoperta del linguaggio comune.

«In principio era il Verbo»: la grammatica biblica chiede di non smarrire, strada facendo, le nostre parole. È un catechismo culturale cui siamo vocati per restituirci alla Comunità partendo da quei segni immateriali, le voci vernacolari, per capirci, che ancora ci insegnano…se solo vo(g)liamo, senza sorvolare!

Prof. Francesco Polopoli

Con questo brano termina la rubrica tenuta dal professor Francesco Polopoli sui modi di dire del nostro territorio: un saggio dialettale come puntata quotidiana non è mai mancato in quasi cinque mesi dal suo esordio su lameziaterme.it. Un’avventura salutata da una fortuna inaspettata tra consensi accademici, condivisioni ed interviste. Il Prof. Polopoli tiene a precisare che è stato un lavoro nel lavoro, perché ha fatto da stimolo al potenziamento delle lingue classiche, oggetto del suo studio, tra le altre cose, in nome di quella felice commistione greco-latina, che vive e sopravvive fortunatamente nella nostra parlata locale: fiero di aver fornito delle chiavi di lettura come pista d’indagine per quanto trattato, il professore non esita a ringraziare amici e facelettori, che hanno dilatato la durata di questo spazio filologico per un tempo non previsto, grazie a commenti e suggerimenti utili alla stesura di successivi lavori vernacolari. L’editore, Giuseppe Donato, nel partecipare lo stesso animo del saggista, si farà carico di raccogliere tutto questo materiale multimediale per farne un prodotto stampato. Dialettando, Voci familiari del lessico lametino, proprio come lo ha battezzato, curandosene quotidianamente, il nostro linguista. Ad maiora semper, come direbbe lui, da parte di tutta la redazione di lameziaterme.it.

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